giovedì 21 luglio 2011

Sono tela, sono pagina


Scorrono via i colli di Bologna, insieme all'asfalto che scivola sotto queste 4 ruote consumate troppo.
Scorrono via rimorchi lustri che riflettono i campi, scorrono via campi chiari che riflettono sagome in corsa.
Questa notte scorreva acqua sui vetri e i fulmini urlavano in cielo bianchi di tuono; io mi svegliavo, e ridormivo.
Questa mattina scorrevano in cielo lembi e strappi venuti da un ottobre fuoriposto, e subito spazzati via.
Questo pomeriggio hanno ridipinto il mondo con colori che squillano di verde, di grano e di cielo, ed io parto.

Vedo i colli, vedo i monti lontani lontani che sono vicini come da qui non erano mai stati prima, e mi chiedo perchè io non sia un pittore, perchè io non sia uno scrittore, per disegnare a tinte e parole questa magia.

Scorro sull'autostrada e tutto scorre con me, le anatre in cielo e sono nove, protese verso il tramonto che fonde zaffiri in oro. Una ad una le vedo in formazione sparsa come giusto, come bello, tutte a spingere sull'aria zucchero che stasera è fragrante come un pane profumato di lieviti e caldo di crosta, che è buono anche solo da tenere fra le mani. Buono da odorare come odora l'aria in cui ritornano gelsomini rinvigoriti.

Scorro sul fiume che una settimana fa era palude, che ieri era la pelle morta di un serpente gigantesco, scorro sul fiume che è uno specchio scheggiato di minuscole onde colorate di tramonto, frante dalla vita che scorre e scorre e scorre e io passo oltre in un turbine magico come mi tuffassi nel caleidoscopio magnifico di un Dio che sorride. Incrocio persone che ti vengono a salutare e ci incrociamo nell'Ambra anche adesso che strade differenti ci scorrono sotto ruote diverse, e se non è magia questa...

Ma ancora mi chiedo perchè io non sia un pittore, o uno scrittore, per riversare in chi amo questa bellezza che pervade ogni spigolo di fabbrica e stelo di avena e campanile lontano e lamiera lucida di brezza della sera.

Scorro e tutto scorre, e ascolto una lingua strana che è solo simile alla mia, incomprensibile abbastanza da conservare intatto il dono di nuove rivelazioni ad ogni istante. Mi avvicino a te e a casa mentre i colli ora sono enormi e quieti al mio fianco, e i monti là in alto hanno corolle di petali-nuvole tutti scompigliati da qualche vento che da qui non so odorare ma posso immaginare come preferisco. E mentre sto per domandarmi ancora una volta perchè io non sia un pittore o uno scrittore abbastanza bravo, capisco.

 Capisco che non è ciò che vorrei, o almeno non adesso né qui. Mentre il sole si frantuma tra tronchi impazziti e regala frammenti di piombo fuso, mi guardo nello specchietto e mi  vedo tutto colorato, e allora capisco. Vedo, nei miei occhi e sulla mia pelle, che c'è dipinto e scritto tutto quello che mi fiotta attraverso gli occhi fin dentro, fin giù, fino in fondo.

E allora capisco che non sono né pittore né scrittore, ma sono tela e sono pagina.
E la magia di questo mondo magnifico si dipinge e si racconta su di me e attraverso di me.
E allora mi basta, e devo solo accendere questa sigaretta e versarmi tre dita di vino in un bicchiere,

mentre ti aspetto.

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