venerdì 29 maggio 2009

Go for it

Il Ruggito del Coniglio, 610 SeiUnoZero, Caterpillar. Poi Dispenser, Decanter e anche altri programmi. Ammè RaiRadioDue piace 'na cifra!

giovedì 28 maggio 2009

Burst

BurstAll'inizio non si capiva bene: magari chiacchieravi col collega e ad un certo punto iniziavi a chiederti perché il suo viso fosse di quella tonalità così intensa. Poi ti guardavi le mani ed era lo stesso, allora smettevi di prestare attenzione al monitor, al libro, a tua mamma o al tuo uomo e notavi che ogni oggetto aveva lo stesso tono carico, aranciato, che vedevi sulla tua stessa pelle, riflesso negli occhi del tuo interlocutore.


Poi la gente aprì le finestre e rimase immobile a scrutare la meraviglia, quello spettacolo di fiamme e fuoco che danzava nel cielo, laggiù all'orizzonte, lastricando le strade bagnate con una colata di rame liquefatto. Qualcuno pensò ad un'esplosione nucleare, qualcun'altro ad un attacco alieno, qualcun'altro ancora a un nuovo e sconvolgente fenomeno naturale. In pochi secondi scese un silenzio innaturale, intaccato solo dai tonfi dei numerosi tamponamenti, tante erano le persone che guidavano guardando l'orizzonte.


Dita divine plasmavano quelle nubi color pesca strascinandole in volute rilucenti, mentre basso all'orizzonte il nucleo di quel calore bianco continuava ad abbacinare e rifulgere come una stella. Poi, lentamente, i colori si affievolirono, divennero più morbidi e cauti, ed il cuore pulsante perdette la propria intensità spegnendosi lentamente, fino a che non si fuse con il cielo soprastante in una volta perfetta che trascolorava dall'arancio al blu del crepuscolo. Infine ai lampioni si unirono le stelle, e lassù in alto anche una falce di luna. Il vento fresco della prima notte soffiò via gli ultimi refoli di nubi e colori, e rimase un cielo profondo e integro, vibrante di piccolissime stelle bianche.


Rientrata a casa, la gente cenò adagiata in una serenità che non aveva mai conosciuto prima. Chiunque poteva fece l'amore, e chi non poteva rimase a pensare alle proprie fortune e, per una volta, le trovò immensamente più grandi delle sfortune. Nel cuore profondo e sopito della notte, i grilli danzavano il loro canto, trapuntando il silenzio con merletti spensierati. Ce ne voleva davvero tanta, di bellezza, perché gli uomini riuscissero a farsene ancora catturare. Ma quella volta il temporale, le nubi ed il tramonto erano riuscite nell'intento di scuoterci dal nostro torpore.


[Dalla porta dell'ufficio dopo il temporale]

mercoledì 27 maggio 2009

Cambio Change Exchange Wechsel

Mi sta sui coglioni la gente che non cambia mai programma; non sopporto l'immutabilità di un percorso con la motivazione che la decisione è già stata presa. Ma che cazzo vuol dire? L'inossidabilità delle piccole menti.

Estasi

Sa del verde di piccoli fiori chiari,

sa dell'indaco di una sera di giugno,

sa della brezza di una notte tiepida

il profumo dei tigli che mi avvolge e pervade.


Come un'estasi semplice e sottile, come respirare la bellezza che nutre il mondo.

martedì 26 maggio 2009

Una ventata fresca

Prima Poco prima Ecco!


Fa caldo. Pure sulle colline, all'ombra di una parete di roccia, l'umidità ti cola addosso in rivoli di sudore che irritano la pelle, gli occhi, che ti sfiancano. Impacchetto corda e materiale e nel calore abbacinante guido fino a casa; in un movimento unico abbandono lo zaino, mi spoglio e mi getto sotto la doccia appena fresca. Lascio che l'acqua mi ruscelli addosso e si porti via la sensazione urente di un pomeriggio intontito. Ne esco integro e mi vesto dentro una maglia colore di gemma. Camminiamo nel vento che si alza, e l'aria porta il presagio di qualcosa che si sta accumulando.

In piazza c'è mezza città, il sole è quasi al tramonto ed i palazzi sono un ottimo schermo; si sta bene seduti a ordinare spriz e guardarsi intorno: c'è chi è rosso di sole e chi bianco come la pancia di un pesce; chi veste come al mare e chi calza stivali scamosciati. Ci sono pure i tedeschi che ripetono ad alta voce, ridendo in quel modo idiota che solo loro padroneggiano, gli annunci dello speaker di una manifestazione di boxe.

Lo spriz è rosso nel bicchiere, il ghiaccio tintinna e il vento scuote le tovaglie; poi aumenta di intensità ed il cielo viene invaso da una mareggiata verdastra e livida. La sensazione di forze accumulate è pressante, ed è piena la certezza che a breve si scateneranno. Al ristorante affianco i clienti guardano il cielo, i camerieri lo scrutano, qualcuno chiede di rientrare e iniziano migrazioni in fila indiana, tutti col proprio bicchiere - tovagliolo - pacco di posate. Poi le raffiche diventano violente e la gente si alza, paga, raccoglie le cose e si allontana.

Una goccia, poi due, poi ne giunge il rumore. Appena siamo sotto il portico l'acqua inizia a cadere fitta ed i camerieri si impartiscono ordini serrati, portano via bicchieri e tovaglie, mentre la piazza è già completamente deserta ed il suono della pioggia arriva sulle raffiche di vento, tagliato dallo scoppiare dei bicchieri che finiscono al suolo. Il cielo livido è una belva e scarica cortine liquide, poi i colpi si fanno duri e secchi, e inizia la grandine.

In quindici minuti il mondo si è ribaltato, il vento ora è quasi freddo e alla lentezza vasodilatata di prima si contrappone un senso di allerta e frenesia, di aspettativa.

Lentamente spiove mentre la tempesta elettrica infuria più selvaggia di prima; sembra promettere ulteriore violenza ma non vi è più la sensazione di enormi forze trattenute. Il cielo fa cavalloni violacei mentre la luce si spegne, e la città si trova ripulita sotto un manto luccicante e perlaceo. Domani sarà di nuovo caldo, ma intanto qui e ora c'è quella piccola sensazione limpida di aver vissuto un rovesciamento di forze, di fronti e di sensazioni. Il fresco mi ha rinnovato l'appetito, l'insalata di pasta ed i suoi aromi semplici mi tuffano ancora di più nella sera. C'è pace.

Decisionismo

Io dico, prendiamo la situazione nelle nostre mani, e che cazzo! Cioè contro i sopprusi della società mondiale globbale, contro le vesazzioni dei preppotenti, contro l'anarchia dilaguante che la gente non sanno più come farsi a far andare avanti, ecco un grido tutt'unito che si leva dalle genti e dalle folle: l'utero è mio e me lo gestisco io! O anche quarcazzo d'altro, ecco, ma basta che si grida no.



PECHINO: con la forza, un uomo ha messo fine ad un blocco stradale causato da un aspirante suicida. Per farlo lo ha buttato giù da un ponte. La sua motivazione: il potenziale suicida ha agito con egoismo.

TRAFFICO BLOCCATO - Chen Fuchao è rimasto per cinque ore in cima al ponte di Haizhu nella città di Guangzhou. Voleva farla finita perchè indebitato fino al collo a causa di un fallimento di un progetto edilizio. Tuttavia, il suo gesto estremo, o meglio il suo tentativo di compiere un gesto estremo, è stato interrotto bruscamente: Lian Jiansheng, un passante spazientito perché bloccato nel traffico, ha superato il cordone di polizia, si è arrampicato fino alla cima del ponte di Haizhu dove si trovava l'aspirante suicida, gli ha stretto la mano e lo ha spinto nel vuoto. L'uomo ha fatto un volo di qualche metro atterrando su un materasso di emergenza parzialmente gonfiato da vigili del fuoco e soccorritori in attesa. Jiansheng, un soldato in pensione di 66 anni, ha poi ancora salutato la folla. L'intera sequenza è stata ripresa dalle telecamere.


NOTIZIA ORIGINALE DAL CORRIERE



E ancora insomma voglio dire, quanno ce vo' ce vo'! O no?

venerdì 22 maggio 2009

Buon compleanno, Mulo!

Dalle 11:31 del 22 maggio 2008 alle 11:31 del 22 maggio 2009.



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Auguri Mulo!

giovedì 21 maggio 2009

Caldo e sonno

Ho caldo e sonno e caldo e sonno e caldo e sonno e caldo e sonno e caldo e sonno e caldo e sonno e caldo e sonno e caldo e sonno e caldo e sonno e caldo e sonno e caldo e sonno e caldo e sonno e caldo e sonno e caldo e sonno e caldo e sonno e caldo e sonno e caldo e sonno e caldo e sonno e caldo e sonno e caldo e sonno e caldo e sonno e caldo e sonno e caldo e sonno e caldo e sonno e caldo e sonno e caldo e sonno e caldo e sonno e caldo e sonno e caldo e sonno e caldo e sonno e caldo e sonno e caldo e sonno e caldo e sonno e caldo e sonno e caldo e sonno e caldo e sonno e caldo e sonno e caldo e sonno e caldo e sonno e caldo e sonno e caldo e sonno e caldo e sonno e caldo e sonno e caldo e sonno e caldo e sonno e caldo e sonno e caldo e sonno e caldo e sonno e caldo e sonno e caldo e sonno e caldo e sonno e caldo e sonno e caldo e sonno e caldo e sonno e caldo e sonno e caldo e sonno e caldo e sonno e caldo e sonno e caldo e sonno e caldo e sonno e caldo e sonno e caldo e sonno e caldo e sonno e caldo e sonno e caldo e sonno e caldo e sonno e caldo e sonno e caldo e sonno e caldo e sonno e caldo e sonno e caldo e sonno e caldo e sonno e caldo e sonno e caldo e sonno e caldo e sonno e caldo e sonno e mica mi danno fastidio, ma vorrei solo dormire, in un prato, all'ombra di un bell'albero, chiacchierando lento lento, con una bella voce allegra.

Sic et simpliciter

20090521 - EdgeCi sono momenti, gesti, sensazioni e situazioni che sono semplicemente così, e che così sono perfetti. E' parte del succo di questo blog, un memento che talvolta va bene farsi trasportare dentro una dimensione semplificata ed essenziale di se stessi e della propria esistenza.


Mica che sia un processo cognitivo attivo, o sarebbe minata la base stessa di questa ricerca di semplicità ed essenzialità; penso solo che la risposta alla complicatezza (di visione, di interpretazione, di azione) del quotidiano sia la ricerca di istanti puri e grezzi che vanno solo ed esclusivamente vissuti.


Forse arrampico per questo, perché nei pochi secondi tra l'immagine della foto e l'epilogo della sequenza ho fronteggiato una situazione chiara ed essenziale: provo i movimenti e volo, oppure no? Ho deciso di provarli, sono salito di un altro metro e mezzo e poi - come prevedibile - la presa era troppo lontana e troppo piccola, non l'ho tenuta, e sono volato di sotto per 6-7 metri. Mentre volavo, un bel volo a semicerchio perché il movimento mi aveva gettato verso destra, ho sperimentato l'annullamento totale della coscienza. Il corpo leggerissimo, il mondo che accelera e si sfuoca, e mi son trovato penzoloni in fondo alla corda.


Ma non sono solo questi i momenti che mi investono come cascate di acqua gelida, come uno scrub del cervello che asporta strati ormai vecchi. C'è una spalla che bacio sovrappensiero camminando per la città al crepuscolo; c'è un campo di grano verde e papaveri rossi che mi conquista inatteso fuori della palestra; c'è un amico che appare al tavolo del ristorante con tre calici e si siede con noi per un saluto veloce.


Istanti in cui tutto è semplice e chiaro, quando l'esistenza acquista improvvisamente contorni netti e una messa a fuoco ulteriore. Bello.

martedì 19 maggio 2009

Offerta di lavoro

Errata corrige: OFFERTA DI LAVORATORE


Offro gratis un ingegnere 65enne, di origine siciliana con background torinese, da anni residente in Bologna. Dell'ingegneria, delle radici siciliane, della maturità piemontese e della senilità emiliana ha preso il peggio e tralasciato il resto. Le caratteristiche sono:



  • gran lavoratore, libero professionista da 60 ore settimanali (e gliele pagate);

  • incapace di lavorare in team;

  • disordinato, confusionario, imprevedibile;

  • conosce tutti i campi dell'informatica. In apparenza. In patica scrive programmi che sono copiaincolla di esempi trovati su web;

  • completamente irresponsabile nei confronti di colleghi, prodotto, clienti;

  • animo buono.


Se qualcuno lo vuole, lo spedisco gratis in tutta italia e allego campionario della sua seconda passione cioè vino scadente bevuto in quantità: 6 bottiglie di Cerasuolo di Vittoria (infima categoria); 12 bottiglie di Cabernet (non è dato sapere se Franc o Sauvignon, e l'unica certezza riside nei 1.29 euro a bottiglia); 3 bottiglie di Nero d'Avola (cantin aimprecisata, anno imprecisato, probabilmente coreano o giù di lì).


Attendo contatti.

Il lavoro nobilita

Coi pantaloni gialli e la polo verde arrivo in ufficio, mi preparo il té e ci tuffo due cubetti di ghiaccio che scoppiettano, poi spalmo marmellata di amarene su due fette biscottate e mangio lento guardando il muro, non vedendo nulla davanti a me. Prendo la busta verde del Golden Virginia e arrotolo una sigaretta, esco e l'accendo. Il cipresso è azzurrino ed il caco ha foglie succose e chiare. Decido di fare 4 passi mentre fumo e giro intorno all'edificio. Scopro un viottolo che non avevo mai notato e lo imbocco, iniziando a camminare dentro questo cielo di diamante che dà una superdimensionalità brillante a ogni cosa. Un passo dietro l'altro, finisco la sigaretta senza accorgermene e continuo a camminare col sole sulle spalle come un peso leggero, tiepido e morbido. Inizio a salire un passo dietro l'altro e con stupore vedo che il paesaggio muta: il sentiero è chiaro e polveroso, stretto e cosparso di aghi di pino, mentre intorno a me guadagnano terreno le conifere verde scuro. Grossi massi di granito arancione spuntano un po' ovunque, e comincia ad alzarsi un vento appena fresco mentre la luce acquista - se possibile - un ulteriore grado di limpidezza. La risata di un torrente me lo annuncia prima di vederlo, poi le anse strette e saltellanti si mostrano d'improvviso. Sull'acqua si riflettono schegge di luce in rapidissimo movimento, e sotto la superficie vedo piccole alghe verdi pettinate in ciuffi dalla corrente. Tre pietre bianche, tre salti, e sono di là. Una curva che gira intorno a un masso più alto degli altri, mi soffermo con una mano sulla roccia calda che sa di buono e di quieto, e decido di salire in cima. In piedi nell'aria veloce mi volto indietro e una magia mi mostra il mare. Vedo la strada percorsa ed è tanta, la vegetazione che scendendo si schiarisce, le conifere che si stemperano nei latifogli, una striscia sottile in piano e poi la costa lambita dal mare cobalto. Fumo un'altra cicca? Ma sì, così tengo lontana ancora un poco la sensazione di fame. Sull'ultimo tiro qualcuno mi chiama con un "oh". Il pastore è senza gregge ma nelle mani brune di sole e screpolate tiene due secchi. Pesca una forma chiarissima di ricotta semi-stagionata, la avvolge in un panno e me la porge con un sorriso. Io gli arrotolo una sigaretta e gliela passo con un sorriso. Sale con me sul masso, seduto a gambe penzoloni guardiamo un po' il mare e un po' la strada che conduce in cima al colle. Lui fuma, io mangio la ricotta in fette grosse ricavate col suo coltello dal manico in osso. Arriva odore di rosmarino e resina, di pietra tiepida e salmastro, di erba d'altura e miele. Infatti da un vaso ne lascia colare un rivolo denso su una fetta di pane, mi indica di metterci un pezzo di formaggio e di mangiare. Io chiudo gli occhi e non riesco più a formulare alcun pensiero, non ne ho davvero più voglia, tantomeno bisogno.


Gli arrotolo un'altra sigaretta, mi passa due fette di pane ed una borraccia di latta con acqua fresca, scendiamo dal masso e io riparto in su, lui in giù. Ancora qualche tempo e anche le conifere lasciano il posto all'alpeggio: vasti prati di erba bassa percorsi dal vento e movimentati da piccole collinette dolci. Il torrente scorre placido e cristallino scavando il suo percorso nell'erba. Salgo in cima al colle verde, coronato dai bastioni di granito tafonato tutti rossi e gialli. Arrivato qui mi siedo con le spalle contro la parete e ne assorbo il calore. In distanza, laggiù, il mare, qui la montagna, io che li tocco entrambi. Mangio il pane, bevo due sorsi d'acqua e fumo una cicca mentre corvi dalle ali spiegate volano nei loro nidi, dentro i buconi tafonati di queste pareti primordiali. Un gheppio spalanca le ali, la testa protesa all'ingiù a scrutare ogni macchia d'ombra, immobile nel cielo come un disegno.


Respiro come non ho mai fatto e... dalla sala riunioni mi arrivano le parole analisi, istogrammi, grafici. Porca troia, riprendo contatto con il muro che ho a 80 centimetri dagli occhi. Porca troia. Proprio proprio porca troia.

lunedì 18 maggio 2009

Eureka

Ho capito perché in media mi stan sui maroni le scimmie: perché assomigliano agli esseri umani. Troppo simili nelle fattezze e con un'intelligenza sufficiente ad essere stronze e rompicoglioni proprio come... ragazzini rompicoglioni. Lemuri a parte, s'intende, e tutte quelle scimmiettine pelosette con grandi occhi e, in genere, sufficientemente distanti dall'aspetto antropomorfo.


[Frequentando amici con prole - peraltro simpatica considerando altri funesti esempi - mi sa che mi si sta acuendo una certa insofferenza verso il mondo dei nostri cari pupattoli. Che poi, si ragionava, nella totalità dei casi toccati di persona, dietro un figlio rompimaroni c'è un genitore che non si sa in alcun modo imporre, tantomeno proporre come modello e riferimento.]

venerdì 15 maggio 2009

Il rimbecillimento

E' più forte di me, dopo 40 secondi inizio a digrignare i denti, al minuto iniziano a fondermi le orecchie, più oltre evito di arrivare e così mi allontano. E' che proprio io non lo capisco cosa ci sia di così eclatantemente bello in un bambino di 6 mesi. Capisco se ne sei il genitore, un parente, qualcuno emotivamente coinvolto. Ma ora che la responsabile amministrativa viene in ufficio portando seco il neonato, ci sono un paio di energumeni grossi, cicci, barbuti che passano tutto il tempo intorno alla creatura pronunciando con voci da idiota minchiate a nastro tipo:


- Oh il braccino piccolino!

- Oh la manina, piccolina!

- E questi piedini, ma che bellini!

- E ridi eh, cosa ridi te, piccolo frugolino!

- Oh che pagnotta!

- Oh che amorino!

- Oddio guardalo, che cicciottoso!


Ma dico, ti capisce? Lui no, io sì. Lui dorme, sbava, rutticchia e talvolta sorride al tono idiota delle tue minchiate; io in compenso ti prenderei a calci nelle balle! Sono cattivo, lo so, o quantomeno insensibile, ma cosa diavolo ci trovi, un cristone di 29 anni in un neonato, tanto da farne il centro della propria rincretinita attenzione per 4 ore al giorno, io non me lo figuro. Ma diavolo poi, checcazzo, che tanto lo si vede, capisce e lo ammetti tu stesso che stai per sposarti con una che ormai è tua sorella. Mamminchia, ma un po' di ormoni no?!?!

giovedì 14 maggio 2009

Estemporaneo

14052009 - estemporaneoC'è una terra brulla che nella stagione giusta (o in quella sbagliata?) pare l'Irlanda. Colline verdi che sbattono contro il cielo azzurro, attraversate dai lecci nodosi, percorse da pecore bianche e lambite da un mare turchese che sotto il cielo sbagliato (o quello giusto?) diventa di piombo.


Ci sono rocce grigie e rocce rosse, pareti gialle e pareti azzurrine, e ci sono piccole persone che ci arrampicano sopra. Ci son birre e c'è l'odore carico del formaggio, quello speziato del porchetto e legnoso del vino. E mi viene in mente tutto quanto e tutto insieme proprio oggi, e non so perché, forse solo perché mi mandano una foto per mail.


Mentre pranzo coi colleghi rivango il passato, scopro che io e Frank siamo identici - ci sentiamo identici, ci vediamo identici - a quando ci conoscemmo 9 anni fa. Solo che adesso ci è difficile definirci ragazzi, lui ha una figlia ed io problemi che manco pensavo esitessero, talvolta una serenità che manco pensavo avrei potuto sfiorare. Chiacchierando su un forum rido al ricordo delle mie frustrazioni di paninaro mancato: con solo i Levi's e la maglietta Best Company, potevo definirmi quantomeno un assaggino? Magari un vol-au-vent di moda? Chissà. E poi mi chiedo: tutte le mode tornano di moda ciclicamente, ma ad ogni iterazione più vuote? E soprattutto, questa è una realtà o la mia percezione di adulto?


Fondamentalmente ho problemi e ansie, qualche angoscia e alcune belle gioie. Fondamentalmente mi chiedo se rifarei quel che ho fatto. E poi mi dimentico di rispondere, perché il culo ce l'ho qui su questa sedia qui in questo momento qui dove sono io. E non sto né di là nel futuro né laggiù nel passato.


Anche se a volte son film che rivedi volentieri, o che immagini pieni di effetti e con una grandiosa fotografia.

Adesso sì!

Perché dico, ohpporcoggiuda, insomma così mica si può andare avanti: cos'è tutto 'sto prato verde e nessuno che ci scriva sopra, eh? Allora adesso scrivo un bel post, di quelli un po' malinconicamente ripiegati sul passato, con qualche afflato di cattiveria ironica o di ironia cattiva. Eccolo:


accidenti, mi chiamano per una riunione

mercoledì 6 maggio 2009

Ve lo dedico

06052009- Hai la passione eh?

- Veramente no.

- No?

- No.

- Ma ti vedo spesso a far foto.

- Ho la passione.

- Uh?

- Delle cose belle.

- Aah...

- Tipo questi fiori rosa...

- Sì sì

- E quelli gialli, là...

- Belli belli

- E le pratoline come nuvole...

- Le margherite.

- Pratoline, margherite, sì.

- Già già, capisco, sì.

- No, non capisci.

- Uh?

- Non capisci proprio un cazzo, visto che sei qui a falciarle via.


Dedicato a chi ama le aiuole ben rasate, i prati ordinati, gli alberi potati, l'universo ricondotto in forme che può dominare e controllare, etc etc etc.

martedì 5 maggio 2009

Effimeri

Si sta come d'autunno, sugli alberi, le foglie.


Notte strana di pioggia, incolore del beije dei corridoi, fredda di una vecchia sedia con ruote. Arrampicavo come non avevo mai fatto, e proprio giunto in cima emergevo nel mio letto senza aria nei polmoni, una mano spietata a tenermi giù, schiacciato giù, a premermi qui.


Una firma alle sei del mattino testimonia la mia incoscienza, o forse la mia consapevolezza. Chiedo se sono dissennato, l'uomo bianco mi dice di no. Penso che forse dovrei smettere di fumare nonostante ogni buco e ogni raggio abbia dato un esito tondo e negativo. Penso che sì, forse dovrei smettere. E così esco nell'inizio dell'alba di questo maggio travestito da novembre, mi accendo una Marlboro e vado via, pensando che forse la Marlboro va quasi bene se il problema è, come spero, lo stress.


Si sta come d'autunno sugli alberi le foglie? Spero rammentino, lassù da qualche parte, che è maggio.

lunedì 4 maggio 2009

PrimaVera

Primavera, rondini che tagliano il cielo e papaveri rossi e delicati che vibrano nell'erba. Odori e colori, i profumi ed i suoni della vita che riprende, esplode, e sotto il sole si distende. Sull'autostrada la luce è grande e calda, la musica alta e canta di Alabama. Ridiamo, cantiamo, e io ho solo voglia che non finisca mai, solo voglia di andare e andare e poi ancora andare, sempre.