Gli piace svegliarsi col buio, al lanciatore. Che sia estate, che sia inverno, tutto cambia ma qualcosa è sempre identico: il vasto silenzio nel quale rallentano le danze notturne e dal quale poi nascono le pulsazioni diurne. E' una piana vasta quel silenzio, ancora percorsa da sogni, attraversata da lenti respiri come refoli di nebbia azzurrina; ogni tanto spicca la sagoma solitaria di un pensiero attento, o il profilo eroso di una coscienza insonne. Ma più che altro c'è quiete e un'aria sottile, vagamente languida.
Il lanciatore sbatte gli occhi e stira i muscoli, sbadigliando si appoggia al davanzale e con un sorriso tutto suo e tutto piccolo ammicca al mondo così bello e così grande. A volte indirizza un cenno e strizza l'occhio al lancio argenteo della sua pallida sorella, poi sempre si dedica alla colazione; la prepara gialla di miele e rossa di ribes, oppure bianca di panna o come un turbine di latte e caffé nero; gli piace anche cedere a burro morbido e zucchero granuloso, o spolverate dolci su fette scure di torta al cioccolato; quasi sempre beve succo di frutti di stagione. Poi si asciuga gli angoli della bocca con un tovagliolo azzurro e bianco, sparecchia e si fa una doccia fresca, e a quel punto è pronto e allegro.
La sua palla è lì, tonda calda ed in attesa, ma sempre il lanciatore si ferma a fissarla per qualche secondo di assenza, perso in ricordi cui talvolta sorride e talvolta chiude il cuore perché non faccia ancora male, ai quali ogni tanto spalanca ancora gli occhi rinnovando lontane meraviglie. Poi l'afferra e stringe forte, la sua palla giallo e rossa, e ne sente il peso e percepisce la forza. Ogni giorno ha il suo lancio e ogni giorno la traiettoria è diversa, che sia un tiro ad effetto basso sull'orizzonte, che sia una parabola alta e fluida di quelle che pare non scendano più sull'orizzonte. Ma il lanciatore lancia da una vita, e non ha mai sbagliato un colpo.
Esce di casa con la palla stretta in pugno, pianta i piedi bene al suolo mentre i refoli notturni turbinano e già si sciolgono. Carica il braccio e un po' di colore già spinge in alto il buio, poi carica il colpo ancora di più e pure l'aria inizia a vibrare, a pulsare di calore. E poi il lanciatore diventa gesto, diventa sorriso, diventa lancio e libera la forza, libera l'anima, spalanca gli occhi e butta ogni energia dentro la sua spalla, la fa correre dentro il braccio e l'energia percorre le mani, crepita in punta delle dita e avvolge la palla, la incendia, la rende un globo di fuoco e di vita e la scaglia, la lancia, la spara via, via, via, lontano, lontanissimo, lassù più su ancora più in alto e vai, vai, vaaaaaaaiiiiiii!
E la palla vola e fischia e si ingigantisce e attraversa tutto lo spettro del pesca, dell'ocra e del rosso, dell'arancio, del giallo e dell'oro e poi brucia, scalda, infiamma e asciuga. E mentre la palla va, il lanciatore sull'uscio respira forte e sorride tanto. Con la mano si fa scudo agli occhi e guarda il cielo ed i suoi colori, ascolta il mondo ed i suoi odori, poi si siede a sonnecchiare un po'; che fare il lanciatore di soli è una fatica. Ma non c'è cosa altrettanto bella.