venerdì 27 febbraio 2009

Ciao!

270209 - Flower2C'è un cielo tiepido gonfiato in bianco da una brezza leggera e fresca. Raggi di sole ne attraversano la trama e si sfibrano in una luce che è ovunque. Le foglie della magnolia sono gonfie di vita, verdi e brillanti, e sui rami le gemme sono piccoli baci delicati pronti a schioccare in bianco ed in rosso, in giallo, rosa ed azzurro.


Tutto intorno a me il bisbiglio ed il cicaleccio eccitato del risveglio; guido con i finestrini abbassati ed il termometro che mi dice 16°. Giubbotto, sciarpa e berretta sono il pegno da pagare per uno scampolo di primavera sul quale appoggio il gomito, mezzo dentro e mezzo fuori. Nei negozi pullover e maglioni mi danno un senso di ruvidità vecchia e stantìa, e non ci riesco proprio a setacciarne le fila in cerca di un'occasione in saldo. Mi sento trascinato verso pantaloni corti, polo senza maniche e pullover di cotone; sono calamitato da shirt leggere, camicie semplici e pantaloni larghi di tessuto morbido.


I colori quest'anno mi piacciono. Non che li abbia mai seguiti per un centimetro oltre il binario della mia estetica personale, ma quest'anno sì, sono belli: lilla, violetto, verde e senape. Come crema di fragoline e yogurth di mirtilli, come le foglie dei tigli e l'acceso ammiccamento di certe rocce sul mare della provenza, di certi campi nel cuore della Savoia.


Per la prossima settimana prevedono brutto.

Ma qui sento arrivare un treno che dice spogliati e canta e vivi.

Ed è inarrestabile. Ed io mi diverto a disegnare fiori anziché lavorare.

giovedì 26 febbraio 2009

Variatio

260209 - TesteLa trasformazione mi ha sempre affascinato. Trasformazione nel senso di accordarsi anche al più piccolo cambiamento del nostro essere.


Vestirsi un giorno con un bel completo, semplice ed elegante in tessuto nocciola chiaro con un vaghisismo tocco traslucido e dorato che viene ben ripreso dalla cravatta oro pallido; camicia bianca e colletto francese: parfait! Il giorno dopo jeans larghi, felpa col cappuccio aperta su una maglietta vintage e scolorita, sneakers ai piedi.


Allo stesso modo vorrei una casa neutra, nei toni del bianco e del beige chiaro con qualche punta di legno scuro ma senza toni rossi, tipo wengé. Così neutra di suo, a seconda della stagione la puoi arricchire di tappeti, tessuti e complementi caldi e ruvidi, o leggeri e chiari; nei toni tiepidi dell'arancio, freschi del verdino, liberi e leggeri dell'azzurro.


E vorrei potermi svegliare il lunedì mattina e scoprirmi guida alpina di professione, io e il mio cliente che affrontiamo la sud della Marmolada come Micheluzzi, Piaz e Comici facevano ai tempi. Il martedì andare a lavorare nel mio grande e bell'ufficio: un luminoso attico svettante sul cuore tecnocologico di una metropoli ordinata ed efficiente. A questo punto un po' di virtus di quella che stat in medio, ed il mercoledì sono uno scrittore alle prese con il terzo romanzo: mi sveglio presto, mi faccio un caffé scuro e nervoso e vestendo infradito, pantaloni di cotone bianchi e una camiciola azzurra mi siedo allo schermo del portatile e inizio a scrivere parole meravigliose. E poi via così.


Ecco: trasformazione, mutevolezza, variabilità e versatilità.

Ecco: torno a lavorare va', che sennò il weekend domani parte in ritardo.

E smettiamola di sognare, che dico io, mica siam qui su questa terra per divertirci, no?

E una voce ghigna senza malizia e da dietro la spalla mi sussurra "Ah no?"

(Cosa c'entri il fiore non lo so, ma era tanto bello e delicato...)

mercoledì 25 febbraio 2009

Sput-fiut

Era il verso degli Chtorr, grossi vermoni rossi venuti da chissàdove in cerca di una mensa a prezzo contenuto. Trovarono la terra e capirono quanto la ciccia d'omino fosse deliziosa (David Gerrold).


Non c'entra niente, ok. Volevo scrivere altro partendo dal titolo "sputare merda", poi c'ho avuto 'sto collegamento strano. Anzi, ora che ci penso sput-fiut non era il verso, ma il rumore di non so più quale loro membrana o parte o altro che si apriva e chiudeva.


C'è il sole, un gran bel sole. E in 'st'ufficio c'è puzza di seghe, quelle del solito onanista. Spero sia solo suggestione. Inizio a provare un fastidio davvero pericoloso quando sento i suoi mefitici cik-ciak. Penso a un lanciafiamme. Mah. Vado a fumare. Una sigaretta, dico.

martedì 24 febbraio 2009

Parce-que

Perché arrampico?


ARRAMPICO PER ESSERE IN ARMONIA CON ME STESSO, PERCHÉ VIVO NELL'ISTANTE, PERCHÉ É UNA FORMA DI ESPRESSIONE ETICA ED ESTETICA ATTRAVERSO LA QUALE TROVO IL MIO COMPIMENTO, PERCHÉ RICERCO LA COMPLETA LIBERTÀ DEL CORPO E DEL MIO SPIRITO. E PERCHÉ MI PIACE.

Patrick Berhault, 19 luglio 1957 - 28 aprile 2004


Guardo quest'uomo negli occhi neri, nel naso storto, nei capelli scuri e lisci; un piccolo uomo con un fisico perfetto uscito da un tempo nel quale c'era ancora spazio per immaginare, sognare, inseguire e cogliere l'ideale. Precursori e folli. Lo vedo danzare nell'aria disegnando l'estasi di essere e vivere. Precursori e folli. Bellissimi.

Va te faire futre

O, più italicamente, vai a farti fottere. Ma poi scopri cose, tipo...


...che una carica ogni tanto deve detonare; che una discussione a cavallo delle due di notte può anche servire; che la nube incendiaria di quel solito furore compresso stavolta ti ammazza; che con due respiri e un punto da fissare abbastanza lontano trovi aria e spazio; che soffiare parole che non credevi avresti mai detto ti alleggerisce; che se non taci né trattieni più nulla scatta la valvola e pure il furore svapora via con un leggero fischio; che la semplicità delle decisioni prese è un toccasana per l'obesità appiccicosa di quell'ego deluso ed indemoniato.


E ti rendi conto che la città alle due di notte è bella e tranquilla (quand'anche ti trovassi sotto shrapnel e fosforo bianco), che in una borsa ci sta proprio tutto quello di cui hai bisogno (quand'anche avessi solo preso calzetti destri e guanti sinistri), che guidare è come trovare la propria strada (sebbene tu non abbia idea di dove essa ti stia portando).


E non schiacci più né vaffanculocrepa né fottiti sotto la lingua, ma sulla sua punta gusti il dolce di un tranquillo ciao, buonanotte, ci si vede. Liberazione.

lunedì 23 febbraio 2009

Deflorava, si smentì (aka ...)

Luca era gay?

Io la trovo una bella canzone.

Le polemiche sul testo?

Mi paiono cazzate.


Sincerità?

Io la trovo una bella canzone, e Arisa mi fa così semplicemente 50's da muovermi grande simpatia.


Marco Carta?

A rinverdire i fasti secolari della transumanza insieme alla De Filippi, le fans rincoglionite e sgambettanti, e quella canzonetta ch va bene per la sigla dei Cavalieri dello Zodiaco.


La mia sintesi?

Ho seguito un totale di una puntata e mezza, sparsa in tre serate, e per me questo è un record assoluto. Mica lo volevo, è capitato (come si giustifica il vetero-traditore sputtanato; ma io chi ho tradito? Il me stesso che detesta il festival e le manifestazioni similmente baggiane. E dunque come mi commento? Ecchissenefrega!)

Colleziono spazio libero

A quali mancanze deve far fronte una che colleziona 6025 Barbie? E chi fa bramosa incetta di scatole di fiammiferi e bustine di zucchero? O di orologi vintage come il collega qui di fianco, che è a circa 400? Cosa spinge una persona a comprare ovini kinder a migliaia per raccogliere metri cubi di plastica in sorpresine e serie complete?


Immagino che la partenza sia sempre il gradimento di un certo tipo di oggetto: la barbie, le sorpresine kinder della serie Gli Incredibili, i fiammiferi degli hotel visitati in quel bellissimo e particolare viaggio, ma poi? Oltre un certo punto diventa una malattia esposta tronfiamente, malamente giustificata dall'evidente (evidente perché, dove e a chi?) necessarietà di raggiungere un traguardo di completezza.


Non so, non capisco. So solo che ho iniziato a collezionare francobolli, miniature, modellini di aerei. E ogni volta che ne ho fatto piazza pulita ho scoperto di aver creato nuovo spazio fuori ma pure dentro di me.

venerdì 20 febbraio 2009

Nuotare e dimagrire

Una sana dieta a base di chips di polistirolo tende a far dimagrire molto velocemente. I più recenti studi (Cambridge University - Science dicembre 2008) dimostrano infatti come l'organismo umano abbia qualche difficoltà ad estrarre sostanze nutrienti dai derivati del petrolio. Sebbene il transito intestinale sia un po' più difficoltoso che con altre diete (mediterranea, dissociata, leguminosa, purificante, monoananas, minimalista, ad urto, etc), le specificità fisico-tecniche dell'alimento garantiscono inoltre un'altissima galleggiabilità. E così questa dieta, unita a un'attività in piscina di almeno 7-13 volte a settimana, tende a far dimagrire con rapidità sorprendente.


Provatela, negli Stati Uniti va parecchio di moda!

Chocoland

200209 - Chocoland


Some people aren't nice to lions

Some people aren't nice to hippos

we better think twice, let's try to be nice


GRAU, GRAU, GRAU!

giovedì 19 febbraio 2009

Freccia Rossa

Sei la fiamma slanciata di una candela, una fiamma in seta violetta e strati di raso rosso; hai nove anni e nei colori di tramonti lontani stai ferma all'angolo di una strada grigia. Dentro i tuoi capelli neri e folti luccicano due stelle sorridenti a cavallo del sole chiaro che vibra nell'aria ghiacciata.


Ai 320 all'ora sono immobile sulla pianura di terra ocra e sole giallo, di cielo azzurro e monti lontani invaghiti di nebbie e foschie basse. Da questo tubo d'acciaio dove trillano i cellulari e gracchia l'efficienza di manager e broker, io lancio sassolini di immaginazione dentro gli stagni di vite che mi scorrono sotto ad alta velocità. Nelle onde concentriche di un'immaginazione assonnata e ancora sognante vedo cose che forse esistono e forse no: ragazzini spruzzarsi acqua addosso intorno alla piscinetta vuota piena di foglie secche, in un cortile nascosto al mondo fermo giù delle strade; cabine di tir attaccate a roulotte grandi come doppi container, con file di panni bianchi che si gonfiano del vuoto freddo e serico di questi scampoli d'inverno; il distacco di un uomo dalla moglie, e fino a qui mi arriva la completezza di lui che stasera tornerà, di lei che lo attenderà lì su quella porta dove il loro alito ora si condensa in baci, e nuvole di pensieri calmi.


E poi arrivo nella gabbia, ma sento che proprio oggi non ce la fa a tenermi dentro a questa città, come la bottiglia di vetro dei miei cinque anni non riusciva a trattenere tutte le bustine di idrolitina che ci versavo dentro. E sulla scala mobile che mi attrae verso il centro della terra un bel ragazzo di colore mi chiede strada: "permesso, scusami" e sorride e si allontana; e io non riesco proprio a non sorridergli di rimando anche quando lui è scomparso da parecchio. E anche adesso, che continuo e non so perché, proprio non ci riesco a smettere di sorridere. DI NUOVO GRAZIE, TRACY.

mercoledì 18 febbraio 2009

Scontentando Mr Parola

Sono caduto e ora sono sul fondo.


«Dove sei, a fondo?» sento che mi chiede una voce. Mi guardo intorno e vedo un tipetto piccolo e strano, secco come un bacchetto con una cucuzza rossa di sole che pare un pomodoro maturo. «Parli con me?» gli chiedo, visto che ho pensato in un silenzio bello convinto. Questo ometto che sembra uno spiedino inclina il capetto da un lato e ci spalanca dentro occhi limpidi e grandi: «E che, vedi altri qui?». Mi guardo intorno e controllo, «in effetti no». Lui scuote la cucuzza e sorride compiaciuto «Ecco allora. Quindi dicevo dov’è che sei, a fondo?». Qualcosa non mi suona tanto bene ma vabbè. «Sul fondo, sì». Lui serra le labbra, si compone di serafica consapevolezza e fa cenno di sì una, due, dieci volte: «gran bel posto: bella fauna e niente casino. E sai quali mi piacciono di più, quelli col lampioncino in testa!». Io penso che per forza, visto che anche lui sembra un lampioncino, o un semaforico che dice sempre ALT! Che poi diciamocela tutta, io ho pensato un semaforino, ma chi mi scrive non ha disabilitato il correttore ed è per quello che è venuto semaforico. La C, la N, facci caso perché se non lo sai leggi quel che vuoi anche se probablimenet ci sraebbe scritto qualocsa di divesro. Magie della testa, anche se rosso pomodoro. Ma tornadno a bomba: «scusa ma mica capisco di cosa parli, lampioncino chi e dove?». Lui si gratta la cucuzza con l’indice, strizza gli occhi e mi mette così a fuoco che sento caldo. «Ma dico, quelli coi dentoni che son tutti trasparenti (anacolutando, che dico i pesci son quelli che traspaiono), e c’hanno il lampioncino che gli pencola dalla testa fin sul labbro, presenet no?



 ...   »    «   ...



Oh toh, guarda, scommetto che hai letto rpesente e non presenet! Cioè, presente, ecco». E allora capisco: «ah, i pesci degli abissi». Lui fa spallucce «bè tu hai detto fondo, mica abissi. Insomma stai sul fondo o negli abissi?». Ci penso davvero e non è che propiro prporio porprio mi ci raccapezzi granché (ragazzi, tre zigrinature rosse sotto i miei propri proprio, uah!). Però in fondo sul fondo degli abissi sei sempre sul fondo, e i pesci degli abissi mi han sempre affascinato: «gli abissi del fondo, direi. A questo punto del mare, però». Lui si irrigidisce si impettisce si mette sull’attenti petto in fuori e cucuzza in alto, poi solleva un indice e mi arringa con ‘sta bacchettina di dito: «Ora ho capito! Anzi quasi, a dire il vero, MA TU MI RICORDI UNO CHE GUARDAVA POLLASTRELLE DANZARE SULL'ACQUA E ACCENDEVA CICCHE CHE SBATTEVANO ALUCCE COME EFFIMERE DI BRACI E CARBÒN – le tronche han sempre un che di lirico, no?». E a quel punto capisco che non mi importa se scivolo e cado sul fondo, se c’è il mare o la montagna, gli abissi o i lampioncini, che tanto a volte basta lasciarsi andare con le dita che pigian tasti e tutto si ricompone anche senza senso. Così mi siedo accanto al tipetto, che a sua volta si siede accanto a me. Ci sediamo accanto al resto del mondo e guardiamo ‘sti pesciolini lampioni. Ci vien da ridere che abbiam pensato pescioloni  e qui ci hanno scritto pesciolini. Si vede che Mr. Parola è ingordo e ha fame e li vede tutti piccolini. E così mi viene un’idea: «e una frittura di bianchetti?». Lui si batte una mano su una coscia, tira fuori le sigarette, e prova e prova ma accenderle è dura. «Diavolo sì, i bianchetti! Con un bianchetto poi, sai che pendant?! ». Gli stomaci rumoreggiano, ed è quasi ora dell’aperitivo. Alla fine in vino veritas, e tutto ritrova un senso.

Oh!

Guarda che bel sole che c'è!

Guarda domani che bel sole ci sarà!

Guarda venerdì che bel sole hanno previsto!!


Guarda il weekend che...

Oh, macheccazzo! Lassù dove fate 'sti stronzi programmi meteo, lo capite che la gente lavora dal lunedì al venerdì e sta a casa sabato e domenica?!?! Non è mica il contrario, vaccamaialaaaaaa!!!!

martedì 17 febbraio 2009

Potenti

Le persone che hanno potere hanno un modo talvolta riconoscibile di imporlo ed esprimerlo sugli altri: una capacità sorridente ma agghiacciante di isolare i punti di debolezza dell'interlocutore e spiccicarci sopra il dito in modo che questi risaltino di botto all'occhio di chiunque. Gli individui davvero potenti non ne hanno bisogno.


Discettazioni sul sesso degli angeli, mi sa. Eppure chi ha potere lo deve esercitare per schiacciare gli altri, chi è potente basta a se stesso e gli altri istintivamente si abbassano. Un po' come i ricchi arricchiti ed i ricchi di famiglia. C'è chi ostenta per mostrare ciò che ha, e chi non se ne cura perché è naturale che lui abbia.


Mi colpì sempre chi disse che la differenza tra la regina Elisabetta e Lady Diana era che la prima non si guardava mai indietro per verificare se le avessero spostato la sedia sotto il reale culo.

lunedì 16 febbraio 2009

Mar.Te.

Ho navigato a vista in un mare rosso di terrore, in una distesa marziana di adrenalina, stringendo le piccole onde aguzze sotto la pelle dei polpastrelli, in cima alle dita che tremavano per la paura. Ho guardato cento volte giù tra i miei piedi e là sotto tutto si allontanava piano, ma si allontanava. Son cambiati gli odori i colori le luci, e quando sono approdato al rifugio il mondo si è raddrizzato per un poco. Incastrato comodo in una striscia di spiaggia tagliata alta dentro una distesa di vuoto, mi sono abbandonato col sole in faccia, il cuore che rallentava, il respiro che si scioglieva.


Anche la paura, quella sorda e primordiale che ti attacca da ogni dove, ha una sua pure e lucente ragione d'essere. Non per il brivido, non per trovare un senso nella perdita di se stessi, ma solo per quanto bisogna diventare grandi per contenerne così tanta.

venerdì 13 febbraio 2009

Il lanciatore

130209 PallaGli piace svegliarsi col buio, al lanciatore. Che sia estate, che sia inverno, tutto cambia ma qualcosa è sempre identico: il vasto silenzio nel quale rallentano le danze notturne e dal quale poi nascono le pulsazioni diurne. E' una piana vasta quel silenzio, ancora percorsa da sogni, attraversata da lenti respiri come refoli di nebbia azzurrina; ogni tanto spicca la sagoma solitaria di un pensiero attento, o il profilo eroso di una coscienza insonne. Ma più che altro c'è quiete e un'aria sottile, vagamente languida.


Il lanciatore sbatte gli occhi e stira i muscoli, sbadigliando si appoggia al davanzale e con un sorriso tutto suo e tutto piccolo ammicca al mondo così bello e così grande. A volte indirizza un cenno e strizza l'occhio al lancio argenteo della sua pallida sorella, poi sempre si dedica alla colazione; la prepara gialla di miele e rossa di ribes, oppure bianca di panna o come un turbine di latte e caffé nero; gli piace anche cedere a burro morbido e zucchero granuloso, o spolverate dolci su fette scure di torta al cioccolato; quasi sempre beve succo di frutti di stagione. Poi si asciuga gli angoli della bocca con un tovagliolo azzurro e bianco, sparecchia e si fa una doccia fresca, e a quel punto è pronto e allegro.


La sua palla è lì, tonda calda ed in attesa, ma sempre il lanciatore si ferma a fissarla per qualche secondo di assenza, perso in ricordi cui talvolta sorride e talvolta chiude il cuore perché non faccia ancora male, ai quali ogni tanto spalanca ancora gli occhi rinnovando lontane meraviglie. Poi l'afferra e stringe forte, la sua palla giallo e rossa, e ne sente il peso e percepisce la forza. Ogni giorno ha il suo lancio e ogni giorno la traiettoria è diversa, che sia un tiro ad effetto basso sull'orizzonte, che sia una parabola alta e fluida di quelle che pare non scendano più sull'orizzonte. Ma il lanciatore lancia da una vita, e non ha mai sbagliato un colpo.


Esce di casa con la palla stretta in pugno, pianta i piedi bene al suolo mentre i refoli notturni turbinano e già si sciolgono. Carica il braccio e un po' di colore già spinge in alto il buio, poi carica il colpo ancora di più e pure l'aria inizia a vibrare, a pulsare di calore. E poi il lanciatore diventa gesto, diventa sorriso, diventa lancio e libera la forza, libera l'anima, spalanca gli occhi e butta ogni energia dentro la sua spalla, la fa correre dentro il braccio e l'energia percorre le mani, crepita in punta delle dita e avvolge la palla, la incendia, la rende un globo di fuoco e di vita e la scaglia, la lancia, la spara via, via, via, lontano, lontanissimo, lassù più su ancora più in alto e vai, vai, vaaaaaaaiiiiiii!


E la palla vola e fischia e si ingigantisce e attraversa tutto lo spettro del pesca, dell'ocra e del rosso, dell'arancio, del giallo e dell'oro e poi brucia, scalda, infiamma e asciuga. E mentre la palla va, il lanciatore sull'uscio respira forte e sorride tanto. Con la mano si fa scudo agli occhi e guarda il cielo ed i suoi colori, ascolta il mondo ed i suoi odori, poi si siede a sonnecchiare un po'; che fare il lanciatore di soli è una fatica. Ma non c'è cosa altrettanto bella.

giovedì 12 febbraio 2009

Bridging

Ma che c'ho da pontificare, io. Eh?!

La giornata del


  • La giornata del risparmio energetico;

  • La giornata del controllo della vista;

  • La giornata della memoria per l'olocausto o per le foibe;

  • La giornata della ricerca contro i tumori;

  • La giornata della donazione;

  • etc, etc etc.


Credo che questo part-time verticalissimo non serva a granché. Anzi, proprio a un cazzo. Ma se proprio proprio bisogna abbandonarsi a questi sfoghi per sentirsi vagamente in pace con se stessi, io istituirei almeno la giornata della verità: per 24 ore tutti diciamo solo ed esclusivamente la verità. Sai che macello? Sai che sollievo?

Sveglia!

Ciciccio e Paguretta si abbandonano sul divano. I piatti li faranno dopo che adesso la stanchezza li massaggia, la digestione li prostra, e loro non possono che svaccarsi affacciati alla finestra da 32 pollici che si spalanca sull'alta definizione di un dvd. Ciciccio era ciccio, molto ciccio, e così fu chiamato Ciciccio dagli amici, tra i quali c'era anche quella ragazza piccola e riservata che dopo la settimana a Lampedusa fu sempre e solo Paguretta. Lì sui cuscini, un po' attenti al film un po' insonnoliti, si scaldano reciprocamente i piedi incastrandoli sotto il corpo dell'altro. Parlano, ma non tanto, e seguono la vicenda, ma non tanto. Ciciccio a un certo punto si alza, va in cucina e apre il frigo, prende due coppette di gelato e le porta in soggiorno con due cucchiaini. Mangiano e guardano dentro quella finestra dove i protagonisti sono belli e agili, se le danno ma in fondo si amano, e a un certo punto... A un certo punto forse si spogliano e fanno l'amore, ma proprio in quel momento a Ciciccio e Paguretta vengono in mente cose da dire e di cui parlare, e con gli occhi si chiamano l'un l'altro, si staccano dalla finestra, parlano animatamente e ridono un po' troppo forte. Poi si quietano di nuovo, che là nel film si rinizia a sparare. Passa uno spot del GF9 che come un kaiten trasporta tette enormi, culi in perizoma, erezioni poco dissimulate; Ciciccio erompe "ah che cazzate, guarda 'sti cretini". Paguretta tace. Poi passa uno spot pieno di modelli ipertrofici ipermaschi ipersudati e Paguretta cambia canale "che palle tutta questa pubblicità!".

Il gelato però sta portando il suo fulmineo attacco all'insaputa dei due, che ridono e parlottano ogni tanto, spesso chiamandosi, domandano e rispondendo con la vocina, quel tono acuto e un po' bambinesco che molte coppie riservano a se stesse e alla propria intimità. Alla prima sciabolata di zucchero gelido l'intestino di Ciciccio tuona ma non cede. Alla seconda però non c'è nulla da fare e Ciciccio deflagra un peto che si accavalla ad una tronfia risata. Paguretta scatta indietro, urla e ride, e facendolo si accorge di avere armi con le quali rispondere. Magia dell'intimità di lunghi anni, la seguente mezz'ora di divano è una serie di attacchi in grande stile o sottili colpi di sottofondo che silenziosi si insinuano mefitici nell'aria e giungono a segno.

Alla fine Paguretta si alza, dice basta, prepara una camomilla per entrambi e mentre l'acqua bolle lava i piatti. Bevono e si preparano per la nanna, ma visto che è tardi e hanno sonno, e poiché hanno un solo bagno, chessaràmmai mentre lei si lava i denti lui fa pipì, poi si danno il cambio. A letto si scambiano un bacetto, spengono la luce, e si augurano la buonanotte con La Vocina. In fondo non è un problema se sono alcune settimane che non fanno sesso, tanto voglio dire, mica è un lavoro no? C'è la stanchezza, gli orari, e poi una coppia si basa su un'intesa che va ben oltre il sesso, che non è mica il trasporto erotico dei vent'anni che tiene insieme due adulti consapevoli. O no? Così con un po' di imbarazzo e parecchio sollievo ognuno dei due si accoccola sul fianco preferito e in breve si addormentano.


Morale: se da anni tu e il tuo partner vi parlate con una vocina da idioti, non usate più i vostri nomi, fate sesso quando cade il governo, vivete in una mancanza di intimità che si ritrova solo negli spogliatoi di una squadra di calcio o in caserma, forse dovete considerare che non avete più alcuna ragione per stare insieme: state cercando il reciproco annullamento come individui, e state rispondendo all'unico bisogno di avere situazioni certe, immutabili, acquisite e prive di sorprese. Allora sveglia! Allora mollate lì tutto! Potrete essere amici o, male che vada, lasciarvi reciprocamente liberi di conoscere altre persone ed iniziare altri rapporti, più sani e completi. Peccato però che il malessere generato da queste mancanze, taciuto e negato ma ben percepito, sfoci spesso in idee imbecilli tipo fare figli o sposarsi. O tutte e due le cose...


[Idea dal Ruggito del Coniglio di oggi dove gli ascoltatori erano invitati a rivelare i nomignoli di coppia, con orrende palesazioni di Ciccio e Ciccia, Cucciolo e Cucciola, Schifo e Schifina, etc.]

martedì 10 febbraio 2009

Italia - Brasile 1 a 1

Stasera si gioca la partita. Amichevole. Amichevole anche se loro si tengono stretto Cesare. Battisti. Al che mi chiedo: checcazzo se ne fanno, loro, di un nostro patriota irredentista morto da 93 anni? E comunque vabbé: tenetevi questa versione contemporanea, noi ci teniamo quella patriottica, siamo 1 a 1 palla al centro. No??


...

siamo tutti spettatori

Mentana si dimette dal suo incarico direttivo in Canale 5 poiché non condivide la linea aziendale che ieri sera ha confermato il Grande Fratello negando uno speciale di Matrix sulla morte di Eluana Englaro: l'audience non è tutto, afferma.


Chi ci sarebbe stato? Indovino: un monsignore, un politico di sinistra, un esperto tecnico tipo rianimatore, un politico di destra, un giornalista sedicente imparziale. Poi magari - e perché no suvvia - un amico di gioventù di Eluana o anche solo un vicino di casa, e per finire un genitore nelle medesime condizioni di Beppino Englaro. Servizi tecnici, servizi di costume, sondaggi d'opinione, testimonianze su casi passati, cronaca attuale delle penose scene di parlamento e senato.


Conclusioni raggiunte: nessuna.

Elementi di novità: nessuno.

Valore aggiunto: meno di zero.


Ma l'audience sarebbe stato alta, come alta è stata in anni di Porta a Porte su Cogne, Meredith o le bestie di Satana. L'audience sarebbe stata alta perché in queste ultime settimane Eluana e Beppino Englaro sono il più potente anestetico esistente contro i dolori della crisi, della recessione, dei tagli e della deflazione. Ma non solo:  assistiamo al divampare violento di quegli incendi mediatici e di costume che, fosse vero per gli incendi rurali, passano e lasciano il paesaggio intonso. Parlamento, Senato, Strutture Istituzionali si svegliano adesso dopo decenni di quello che ora viene additato come un buco nero normativo e forse costituzionale. Il caso viene utilizzato per servire gli scopi meschinamente denigratori di una sinistra sfaldata e bambinesca, di una destra gigionesca e bullesca anche con se stessa, di una chiesa che giorno dopo giorno dimostra una miopia reazionaria sempre più accentuata.


Parliamo, parliamo, parliamo tanto e di tutto, facciamo full-immersion nel caso sul quale i media puntano di volta in volta l'attenzione e finiamo inevitabilmente per snaturare ogni fatto, sezionarlo, privarlo del suo contesto e del suo significato, ricondurre i soggetti coinvolti a pure comparse casuali: alla fine, anestetizzati dall'indigestione, cadiamo nel torpore digestivo in attesa del prossimo caso. Questa è informazione? La trasmissione di ieri sera di Matrix avrebbe davvero avuto anche un piccolo, solo e minuscolo elemento capace di destare un interesse che non fosse meramente morboso, l'interesse di sentire ripetute per l'ennesima volta cose che ormai abbiamo visto, letto e sentito in tutte le salse?


Informazione? Questa è informazione? Io preferisco l'ottundimento del GF, va'.

lunedì 9 febbraio 2009

Non capisco molte cose

E tra queste molte eccone tre:



  1. in Svezia si preoccupano della crisi e della recessione, e quindi il governo aumenta di 500 milioni di euro gli stanziamenti a favore della ricerca medico-scientifica: dobbiamo puntare sul futuro e sui campi nei quali eccelliamo per uscire dalla crisi. E noi no?

  2. In Europa e negli Stati Uniti si punta sull'agricoltura, sulla terra, insomma su ciò che bene o male è consistente nella base di qualsiasi economia e che può fare da humus per la nascita di lunghissime filiere produttive. E noi no?

  3. In Europa e in buona parte del mondo che tu stia al governo o all'opposizione hai un partito ed un leader nel quale riconoscerti. Se la cosa non funziona il partito muta e cambia i programmi, i leader vengono sostituiti. Perché noi in Italia dobbiamo tenerci Veltroni, che oltre a essere l'ennesimo vecchio inamovibile (o qualcuno ancora lo vuol chiamare un volto nuovo?) è pure un perdente di lunga data?


Attendo con ansia le risposte...

Here comes the sun

090209 - Rainysun- La senti che arriva? -

- Oddio, no, cosa? -

- Ma che ti sposti, la primavera dico! -

- Aahh... -

- Bè, la senti? -

- Non mi pare, no -

- Allora ascolta -

- Boh, non sento niente -

- Eddai! -

- Ma dico davvero! -

- Oooh vabbè, allora, con cosa ascolti? -

- Ma come con cosa? -

- Dico con le orecchie? -

- Eccerto no! -

- E che senti? -

- Pioggia, macchine, splash di pozzanghere, passi -

- E col naso? -

- Cosa sento col naso? -

- Sì, cosa senti col naso? -

- Uhm... acqua, pietra bagnata, rami e prato... umido e tiepido -

- E con le mani? -

- Le mani le ho appena tiepide, idratate. Anche nervose -

- Nervose? Le mani? -

- Sì, nervose -

- Vedi che ti avvicini? E con gli occhi? -

- Oh bè vedo il fiume, le case ...

- No, cosa senti con gli occhi? -

- Ma con gli occhi si vede, non si sente! -

- E tu senti, porcoggiuda, senti senza vedere! -

- Più in là, dici? -

- Eh, forse sì, più in là -


- Allora: l'azzurro slavato, quello che ogni tanto occhieggia quando il grigio si strappa -

- E poi? -

- Le creste dei monti lontane, fulgide, sotto una luce che qua no c'è ma là sì, e arriva -

- Ecco, e che altro? -

- Le gemme, e i semi che germogliano -

- Perfetto, e ancora? -

- Stormi di uccelli che tornano dall'Africa su venti e alisei, un unico pensiero volteggiante -

- E dove sono, scusa? -

- Non lo so, ma li sento. E mi danno una gioia che non so spiegare, come una rinascita -


- Ecco, vedi?

mercoledì 4 febbraio 2009

Comprendiamoci

Le mie capacità grafiche sono davvero così scarse? O meglio, la mia mente è davvero così contorta e acidamente (nel senso di lisergicamente) immaginifica? Perché la lampadina qui sotto è il logo di un nuovo pacchetto/prodotto/servizio che si dovrebbe diffondere nel panorama aperto e teoricamente trasparente del terzo settore, pacchetto basato sulla semplicità di utilizzo e nel contempo la potenza di un'idea. Così una lampadina con dentro un orizzonte, un sole e un cielo mi è parsa carina. Anzi adatta. Ma pure bella, toh. E mi hanno detto:


"cos'è, un preservativo? ah, una lampadina, ma che c'entra? E quelle cose gialle dentro che sono?"


Sono un genio incompreso, un mezzo grafico compreso solo per un quinto, o un totale imbecille completamente compreso?

Downgrade

20090502-downgradeQuando fai uno di quei bei programmi ben studiati che appena rilasci fanno esplodere tutto quanto, e la situazione si imputtanisce, gli utilizzatori si inviolentiscono, le saracche piovono come rane sul deserto biblico, l'unica possibilità - se c'è - è fare un veloce downgrade: ok, scherzavamo, ci siamo sbagliati, torniamo alla versione di prima. Poi ci pensiamo.


Ecco, io faccio il downgrade di me stesso, mollo responsabilità e altisonanti (ma dove?) posizioni, mollo la libertà di un ruolo che mi consenta di immaginare e pensare, di arrivare alle 11 (ma andare via a mezzanotte), di parlare da un palco (ma rovinarmi la salute per arrivarci, al palco).


Signori, scherzavo: a te sto sulle palle, tu mi temi, tu mi accusi di comportamenti che ho abbandonato da anni, e tutti in coro continuate a ripetere potrebbe fare molto di più senza cura per quanto io abbia comunque fatto. Mi son rotto i coglioni. Facciamo così: analista/programmatore, dalle 09:00 alle 18:00 (un'ora di pausa pranzo), dal lunedì al venerdì. Analizza, programma, consegna. Così è più semplice, così potrò anche non sorridere e non leccare culi e se il programma sarà consegnato in tempo, funzionante, dovrà andarvi bene comunque. Necessariamente. Anche se io potrei fare (o avrei potuto fare) molto di più. E voi no, voi non avreste potuto fare molto di più?? Mavvaffanculo voi tutte le promesse con le quali mi ravanate nelle mutande da anni...!

Toccare la libertà

Quella sensazione così strana, e unica. Momenti staccati dal resto nei quali ogni ormeggio sembra sciogliersi e la corrente trascina via. Poco cui rimanere legati, troppo facile tagliare i ponti per non farlo. A volte si smette di pensare, di progettare e ragionare, di valutare le condizioni e considerare le conseguenze. Diventa facile, così facile, così incredibilmente liberatorio. E oltre ogni piccola conquista del civilizzato nostro quotidiano, c'è un pianeta intero, bellissimo, che altrimenti non vedremo mai. E allora...


...perché no?

martedì 3 febbraio 2009

Changes

Un tempo volevo fare il pilota di aerei da guerra; questo subito dopo aver abbandonato il sogno di fare l'astronauta. Il papa no, non l'ho mai voluto fare, e nemmeno il pompiere se non come alternativa al militare, ma son poi finito a fare fotocopie in un comune ed è stata la base della mia carriera. Carriera ho detto? Vabbè, della mia crescita professionale, diciamo. Ehm, ho detto crescita? Vabbè. Avrei voluto fare l'astronomo però, ma scoprii che c'era da studiare parecchio e non solo incollare l'orbita all'oculare del telescopio: il problema è arrivare quando son già arrivati tutti; se nessuno avesse ancora scoperto i satelliti di Giove - ad esempio - forse mi sarebbe bastato un telescopio e tanto tempo libero, ma ora che vediamo e sappiamo già tutto tocca studiare per approfondire le inezie, tipo le cose molto distanti o molto piccole o molto inesistenti. Bah. Avrei voluto fare il batterista, ecco, ma più per sogni da rockstar che per amore per la musica. L'affetto (comunque non amore, solo affetto) per la musica e la batteria m'è venuto dopo, a un'età alla quale ormai è facile dire è troppo tardi. Contemporaneamente mi baloccai con la visione di un super-mega-ingegnere informatico mezzo hacker e mezzo superconsulente. Anche lì scoprii che si doveva studiare, lo scoprii quando appurai che gli esami universitari non li prepari il giorno prima come le interrogazioni del liceo. Il liceo, già: per reazione a ingegneria mi ri-dirottai per alcuni momenti sull'umanistica, pensando che forse la mia strada fosse quella del grecista-latinista-mezzo archeologo. Però anche no, ormai dovevo evitare il servizio militare e continuare a fingere coi miei che ingegneria andasse bene.


Insomma piano piano o forte forte ho fatto esattamente quei passi quelle svolte quegli stop che mi hanno portato qui dove sono ora: una sedia scomoda dalla quale voglio solo alzarmi per andarmene dove ci sia il sole. E i sogni di gloria li lascio a chi li voglia covare o anche inseguire; a me basta la tranquillità di un lavoro che mi garantisca serenità e di che vivere. Voglio essere un grande solo nella capacità di stare bene e quieto, di trovare e godere le mie piccole e semplici gioie.

lunedì 2 febbraio 2009

Che idea!

Ascolto la radio e anche lì FaceBook è continuamente citato. Visto che ho gli zebedei gonfi a furia di sentir parlare della multimegapiattaforma che se non ci sei pare che tu abbia tre buchi del culo di cui almeno due in testa, ho ragionato e pensato ed immaginato finché non ho partorito un'idea meravigliosa (quasi come quella di Cesare Ragazzi):


creare una comunità di gente che detesta FaceBook!


Magari possiamo creare un network anzi, un social network, dove ci parliamo, ci conosciamo, ci frequentiamo, ci aggiorniamo su quanto ci prude l'ascella destra e facciamo almeno una cinquantina di gruppi di supporto per gli operai italiani bistratti in UK. Poi potremmo pensare a creare meccanismi per fare sondaggi, intentare cause, interloquire, esporre ciascuno una propria vetrinetta di messaggi (io la chiamerei "bacheca", che ne dite?), etc etc etc. Insomma, dico, vero che è una splendida idea?!?


...o no?