giovedì 30 aprile 2009

Boa sorte

Una stradina apre la foresta dal villaggio all'oceano turchese. Una donna di cacao, occhi caffé scuro, cammina con le mani abbandonate sui fianchi. Bambini le sciamano intorno, si inseguono, scappano via ridendo. Sulla spiaggia bianca ci sono poche persone ed una baracca di legno che vende rhum e limonata; all'ombra della veranda un uomo suona la chitarra, sprofondato in una vecchia poltrona di vimini. La donna si ferma e scruta le onde, ad occhi chiusi trae un respiro profondo e salmastro e una folata di brezza le porta la musica; quasi cede, ma poi si scuote e si incammina.


L'uomo la vede arrivare, smette di cantare e le sorride, continuando ad arpeggiare delicatamente.

- Me ne vado - dice lei. Si volta verso l'oceano e lo ripete ancora: me ne vado.

L'uomo cava una sigaretta da un pacchetto stropicciato, accende, e aspira il fumo; poi incastra la sigaretta nel manico della chitarra e riprende l'arpeggio, cantando sommessamente una melodia senza parole.

- Non hai nulla da dire - soffia via lei esausta, dentro il vento caldo dell'oceano.

Lui sbuffa - Non alla tua schiena - dice, con un sorriso semplice che gli strizza un poco gli occhi..

Lei si gira e lo guarda, gli occhi fuggono e si fermano sulle mani che pizzicano le corde.

- Sei un maledetto - dice, - un maledetto - ripete, e la voce le si spezza.

- Lo sapevi... -

Lei scuote il capo, i capelli si sciolgono e fendono l'aria col profumo morbido di spezie lontane; frammenti di lacrime brillano come spuma di onde.

- Perchè - grida lei, - perchè? -

Lui prende la sigaretta, aspira e soffia, la rimette al suo posto e riprende l'arpeggio. Scuote il capo e chiude gli occhi.

- Mi amavi? - chiede lei aggrappandosi ai suoi occhi chiusi.

- Dimmi questo almeno, mi hai mai amata? -

La musica si ferma: - Ti amo. Forse ti amerò sempre -

Lei si porta le mani alla gola, al viso. - Ma allora perchè? -

La musica riprende, lei guarda lui e lui guarda l'oceano, con quegli occhi così azzurri che lei gli ha sempre detto che è stato il mare a farli così, per quanto a lungo lui l'ha guardato.

- Ricordi i coralli? -

Colta alla sprovvista il suo sguardo si fa distante, poi torna a fuoco e fa cenno di sì.

- Erano bellissimi, vero? - sorride lui.

Per un attimo un sorriso lontanissimo ma potente le illumina gli occhi, e lei è bellissima.

- Erano un dono di Dio per quanto erano belli -

- E ricordi cosa mi dicesti dopo? -

Il suo corpo ha un tremito, gli occhi caffé si fanno ancora più liquidi.

- Che eri uno stupido -

- Perchè? -

- Stupido stupido stupido -

- Perchè? -

- Dio, no! -

Lui sorride ancora e con gli occhi le accarezza il viso - lo sapevo io, e lo sapevi tu -

Lei cade sulle ginocchia, gli appoggia il capo in grembo e si lascia accarezzare i capelli, la chitarra poggiata affianco della sedia; piange in silenzio, lui in silenzio guarda l'oceano.


Pochi minuti dopo si alza; non piange né lo guarda più, solo si incammina e si allontana dalla baracca, dal rhum dolce e dall'aroma verde del lime, dalla pungenza salmastra del legno e dal riverbero chiaro di quella spiaggia incantevole. Si allontana dall'oceano turchese che negli anni era colato profondo dentro gli occhi dell'uomo che ora abbandona, quell'uomo che lei ama e che, è sicura, ama lei. Quell'uomo silenzioso che anni prima incontrò proprio lì, a suonare e vendere rhum e limonata. Un uomo che, quando la mareggiata aveva portato in secca meravigliosi coralli, si era accontentato di guardarli e sorridere felice, mentre tutti correvano a riempire sacchi e borse dei preziosi frammenti. Lei gli aveva chiesto perché non li raccogliesse anche lui, ma lui aveva solamente scosso la testa. Il giorno dopo un’altra mareggiata si era riportata via quanto era rimasto e lei, furibonda, gli aveva detto che era stato uno stupido e che ormai era troppo tardi. Ancora sorridendo, lui aveva continuato ad arpeggiare e fumare:

- I coralli, sai, erano bellissimi. Ma a portarli via, legarli a fili d'oro o appenderli a un muro, sarebbero diventati più belli? Io non credo. Finché sono stati qui, loro si sono lasciati ammirare ed io li ho ammirati e ne ho goduto. Tutto il resto ... sarebbe stata violenza.


Allontanandosi dalla spiaggia lei continua a sentire la chitarra, e la voce sommessa che canta come sempre aveva fatto. Sa che non vi è amore più grande di quello che l’ha appena lasciata libera di costruire una vita, la propria, che qui con lui non avrebbe potuto seguire. E la musica l'abbraccia stretta, mentre un saluto come una dolce carezza le dice Buona Fortuna.

Irlandegna

Jack Johnson, Flake o un'altra canzone, e una strada grigia e sinuosa, comoda da guidare e comoda - finalmente - da lasciar scorrere anche sotto il sedile del passeggero. Allora mi guardo intorno e vedo la sardegna che sembra l'Irlanda, e mentre la musica chiama Ben Harper, spiagge, spruzzi di pioggia dagli alisei e di nuovo sole e onde, qui il vento porta sbuffi bianchi di nubi dentro un cielo enorme, su colline dolci, verde chiaro, punteggiate di macchia e roccia. E penso che io lo so che odore ha tutto questo, perché in è un odore fatto di cielo pulito e aria tersa, di finocchio selvatico e timo, rosmarino e corbezzolo, del caldo tondo e lento della pietra: è l'odore della libertà. Ci sono pecore che pascolano, qualche bue, un cavallo ogni tanto; e ci sono fiori di cardo selvatico ed il blu schizzato di sole del mare, il bianco di piccole case sulla costa, il verde intenso e nodoso dei lecci enormi. Ascolto un'altra canzone e un'altra ancora, mentre guardo questo strano paese incorniciato dal parabrezza, e penso che è proprio come la scena di un film grandioso, quelle carrellate lunghe che rimani senza fiato e alla fine dici "oooh". Poi salgo sulla nave e vado via, torno qua, e quell'odore non lo ricordo più bene. Ma so che c'è, e questo è l'importante. L'odore di libertà, quando voglio, so dove e come trovarlo.

martedì 28 aprile 2009

Spring!

Sprung, Sprong, etc etc etc. Intanto un po' di sole c'è. Il Mulo no, ma ci sono li peguri che brucheno l'erbetta. Ah, come mi diverto male, il cazzeggio e l'arte di rifinire le minchiate, ecco le mie vere vocazioni!

venerdì 24 aprile 2009

Quizzone 2

Suggerito dall'Armanonimo, ecco il nuovo quizzone. A parte che non ho capito come mettere giù 'sti numeri (Arma poi dimmi se van bene), ma io non ci cavo un ragno da un buco...!


1

1 1

2 1

1 2 1 1

1 1 1 2 2 1

3 1 2 2 1 1

1 3 1 1 2 2 2 1

 1 1 1 3 2 1 3 2 1 1*


A voi! E se finisce che ve'ncazzate, prendetevela con Armanonimo, un po' come sto per fare io (odio sentirmi scemo!!!)


*soluzione: 1 = un 1, che si può scrivere 11; 11 = due 1, che si può scrivere 21; 21 = un 2 e un 1, che si può scrivere 1211 ... l'ultima riga, quella aggiunta, descrive la precedente, e la si può leggere/scrivere come: un uno, un tre, due uno, tre due, un uno, che diventa come mostrato: 1113213211

(col cavolo che ci sono arrivato, l'ho Googlata, grrrrr Arma!)

giovedì 23 aprile 2009

Quizzone!

Disperatamente alla ricerca di qualcosa da scrivere (sono affezionato al Mulo, ma proprio non mi va di scriverci, povero lui), ecco un quizzone toghissimo (sì vabbè, insomma toghissimo...):


1, 2, 6, 42, 1806, 3263442

x * (x + 1)


Qual è il prossimo numero della serie? Spasmico, nevvero?

mercoledì 22 aprile 2009

Una cosa sola

- Cos'è che sai fare davvero bene?

- Bene quanto?

- Bene bene.

- Credo niente, e tu?

- Essere me stesso.

- Grazie al cazzo.

- Non è mica scontato.

- Ah no?

- No.

- Tu dici?

- Spesso i grandi vivono col terrore di essere superati da altri più grandi.

- Vero.

- E spesso si atteggiano a più grandi di quanto non siano.

- A volte.

- Chi non è un grande becca gli avanzi nella scia dei grandi.

- In che senso?

- Li scimmiotta e mira a essere grande in una piccola cerchia.

- Sembra bullismo da idioti.

- Lo è.

- E dunque tu?

- Io non so fare nulla meglio di altri.

- A parte?

- A parte l'unica cosa che solo io posso fare: essere me stesso.

- Ma cosa vuol dire?

- Non lo so bene, credo sia una cosa del tipo di accettarsi e bastarsi.

- Tutto qui, francescanesimo del duemila?

- No. Anche guardarsi con limpidezza, integrità, e pure benevolenza però.

- Non capisco.

- No, credo di no.

- Ah, lo vedi che ti poni su un gradino più alto di me?

- Non mi pare.

- Dici di no? A me sembra proprio di sì.

- Io dico di no. E' che tu, semplicemente, non sei me.

- E solo tu ... ?

- Solo io so essere me stesso. Se tu sai essere te stesso, cosa significhi per te io mica lo so.

giovedì 16 aprile 2009

Alla lavagna

Come alle elementari quando la maestra diceva "fai la lista dei buoni e dei cattivi". Penso a chi mi sta intorno e ragiona nello stesso modo, compilando costanti liste mentali di buoni e di cattivi. Credo che sceglierei di essere sempre nei secondi, perché la sudditanza psicologica nei confronti di chi certifica la tua bontà è un cappio che rapidamente strangola ogni naturale e reale tensione all'integrità.

lunedì 6 aprile 2009

Informàti. Sì, ma da chi?

Impossibile non incrociare l'ennesima puntata del giallo di Garlasco. E così le immutabili associazioni di idee fornite da cronisti e giornalisti lentamente ci filtrano nel profondo, e sedimentano. Poi venerdì sera mi fermo un istante a ragionare e mi chiedo: la vittima e l'unico imputato (il suo ragazzo) avevano link a siti hard e materiale pornografico sui relativi PC; ce lo dicono da mesi. E allora? Qui in ditta ogni santo giorno dopo pranzo c'è la mezz'ora accademica del porno: cazzi, culi, fighe e tette e tutto il peggio che si può scaricare tra youporn, jizzhut e via dicendo. Mo' dico, guardare porno significa essere predisposti a essere assassini? O a essere vittime? Cosa diavolo c'entra il porno con l'asassinio? Eppure filtra, lentamente ed inesorabilmente questa cagata ci filtra dentro.


Violenze sessuali. Da che Miriam Maffai lo fece notare ci faccio attenzione e scopro che aveva ragione. I rumeni sono innegabilmente al vertice della classifica degli aggressori/stupratori, ma come mai dei rumeni si sa prontamente la nazionalità, il nome ed il cognome, e degli italiani invece si tacciono spesso le generalità e talvolta si omette il fatto che sono italiani (il che ormai andrebbe meglio espresso come "che non sono rumeni")? Ed il pregiudizio filtra ogni giorno di più, un'incessante percolatura che erode la nostra capacità critica ed oggettiva.


Terremoto. Già da molte parti si parla di quel Giuliani geologo che aveva previsto la sciagura, e da più parti si ripete comunque che i sismi non possono essere previsti. Eppure le due cose non sono mai accostate. Così abbiamo audience su due fronti antagonisti, e ci figuriamo i prossimi inevitabili scontri polemici. Nessuno che consideri che, vista l'imprevedibilità dei sismi, anche uno dei rumeni succitati potrebbe urlare quotidianamente all'imminente disastro, e prima o poi avrebbe di sicuro ragione? Ah, ma c'è il Radon. Chissà se Vespa ne porterà una bomboletta in studio, stasera o domani.


Eh, meraviglie dell'informazione. Ne siamo rincretiniti, e felicemente pasciuti.

venerdì 3 aprile 2009

L'oasi

Un cerchio di terra battuta, pressata, rossa; aria immobile e cielo pesante. Intorno nulla, tanto, tutto, forse niente, solo non si vede ma aggredisce, eppure non entra perché non può entrare nel cerchio. Passi battono il suolo, passi entrano nel cerchio, piedi nudi si sistemano al centro e poi iniziano a muoversi. La musica arriva come un sussurro, cresce come un’onda, sale come una marea e si riversa tutt’intorno. Il cerchio inizia a turbinare, sconvolto dalla frenesia dei passi che si fanno veloci, elastici, che saltano e spiccano balzi, piroettano e si lanciano. Sui piedi due gambe lucide di sudore e nude, poi un po’ di stoffa strappata che freme nell’aria e sventola ai movimenti. Fianchi, un ombelico adorno di un frammento d’oro, seni e spalle, le clavicole ben delineate, le braccia aperte poi chiuse poi in aria poi a dare spinta a un balzo; la linea del collo che sale al viso, una bella curva con labbra distese in un sorriso splendido, con occhi spalancati in una gioia assorta, con capelli scuri come un pennello agitato su una tela. La ballerina balla, balla e salta, si rotola e si muove sinuosa, poi scatta e ritorna, compie acrobazie ed evoluzioni, e in certi momenti balla così delicatamente che non lo vedi con gli occhi, ma senti il movimento che lieve ti soffia dentro. Il cerchio di terra sbatte e alza polvere, la luce si accende e diventa sempre più chiara, bianca, fresca. Fuori le ombre premono, il nulla stringe l’oasi, ma la ballerina balla nella gioia, e niente la può toccare.

Testimonio?

Mi scopro diverso da come pensavo di essere, mi capita spesso e in contesti tanto differenti. Ecco, due amici mi chiedono di fare da testimone al loro matrimonio ed io che mai ci avrei pensato, io che mai mi è fregato nulla dei matrimoni, scopro di esserne felice, forse addirittura un poco toccato. Ma mica per l'onore che mi viene tributato in questo modo, no: al contrario di molti io in questo di onore e gloria non ce ne vedo.


Mi farà solo piacere essere lì vicino a loro e testimoniare dei loro progetti, dei loro intenti, del bene che immagino si vogliano. E soprattutto mi fa piacere farlo nell'ottica in cui, se me l'hanno chiesto, penso faccia piacere a loro.


Que viva!

Ponderatamente

Chuck Palaniuk m'ha rotto i coglioni. Haruki Murakami mi piace parecchio. Ieri ho rivisto il mio liceo e mi son reso conto di quanto son vecchio. Oggi ho iniziato a scrivere mille post ma facevan tutti cagare. Ho fame e voglia di una sigaretta, ergo mangio fette biscottate e marmellata di amarena, e arrotolo Golden Virginia dentro Rizla grigie. Voglio mettermi maglie a maniche corte, mi ha rotto questo novembre, e poi non so che altro.


Il titolo del post non c'entra nulla, ora che ci penso.

mercoledì 1 aprile 2009