mercoledì 27 ottobre 2010

FALL II


L'aria mi frizza intorno al corpo mentre cerco quadrati di sole per assorbire calore. Tra una boccata e l'altra di questa prima sigaretta, mentre il sapore del caffé mi si scioglie in bocca, mi incanto sui ricami d'oro che adornano le creste dei tigli. Scarpe nere cui gli steli d'erba hanno ceduto manciate di perleminutissime; il prato fruscia sotto i miei piedi. Mi perdo nel cielo ruotando su me stesso, catturato da 6 lontane anatre, lassù, che protese in avanti remigano se stesse verso sud. Il sole immacolato le colpisce diverso ad ogni movimento, ed il mondo mi si ribalta addosso: mi scopro a nuotare sotto il pelo dell'acqua e laggiù sul fondo azzuro 6 piccoli pesci d'argento, riflessi cangianti di luce azzurra e gialla.



Che bello che è, il mondo.


martedì 26 ottobre 2010

Fall


Il cielo è basso, denso e piatto. Lontane, oltre le colline squassate dal vento, nuove cime bianche di neve sotto un nastro sottile di luce sfavillante. Migliaia di storni disegnano il cielo di forme fluide; assiepano cavi e merlettano profili e uno ad uno precipitano come foglie; ma in caduta verso il suolo fradicio prendono vita con un sussulto e dardeggiano nell’aria su traiettorie imprevedibili.



Mentre i fiumi si fanno gonfi e la terra cedevole e molle le viti, esauste, si addormentano. La pioggia che cade in festoni scroscianti depone ai miei piedi un tappeto zecchino; zuppo e ricurvo saltello ridendo sopra l’intreccio di foglie di tiglio.



Richiusa la porta incontro un sorriso ed il mio mondo subito è lento, d’improvviso tiepido, dolce e rotondo.

Avevo voglia, di questo autunno.


venerdì 17 settembre 2010


Volevo fare l'astronauta, un tempo. Poi il pilota di aerei da guerra. Avrei poi voluto essere un grandisismo grecista un po' Indiana Jones, e un ingegnere da MIT e grandi scoperte. Volevo diventare un hacker più famoso di Mitnick, ed ero sicuro che sarei diventato il batterista di un famoso gruppo rock. Volevo essere uno scrittore di fantascienza, di fantasy, di narrativa contemporanea, di qualsiasi cosa.



Di sicuro tralascio molti dei miei sogni, ma sono già abbastanza così. E' dunque particolare che non abbia mai nemmeno provato ad entrare in accademia, che al liceo classico facessi fuga anziché studiare, che all'università mi sia solo iscritto e abbia poi mentito sugli esami per anni vomitando la verità ai miei genitori solo pochi giorni prima della presunta sessione di laurea. E' strano anche che mi sia rotto del computer più in fretta di quanto mi ci sia appassionato, anche se è ancora il mio lavoro, e che non abbia mai avuto voglia di studiare davvero la batteria. Scrivevo abbastanza e cose anche decenti, ma fa effetto che un aspirante scrittore riempia poche centinaia di pagine in una ventina d'anni di sedicenti velleità.



Eppure se mi guardo indietro ho la netta percezione che tutto ciò che ho fatto e non fatto sia la precisa espressione di me in un dato momento, con le mie potenzialità espresse o spesso affogate, con desideri che mi palleggiavo in mano perché erano belli da raccontare ma non così viscerali da provare a realizzarli.



Ora vorrei avere più soldi ma quelli che guadagno sono sufficienti (se solo tappassi qualcuno dei buchi che affliggono le mie bucate mani); vorrei trasferirmi a Padova e mi trasferirò entro un mese, vorrei sposarmi e se troveremo i soldi lo faremo entro la primavera, vorrei cambiare lavoro se questo non mi soddisferà più e se non mi soddisferà più cercherò di cambiare lavoro. Ora voglio una casa che ha un buon odore ed una bella luce, che sa di pane fatto il giovedì e di aperitivi mescolati quasi ogni giorno. Ora voglio una vita che sia la mia e che io possa davvero vivere. Ora voglio una vita normale e che sia serena e soprattutto la voglio con la persona che amo. Il resto si aggiusta, e ciò che proprio non va o lo si cambia o si trova il modo di accettarlo.



Magari qualche ventenne legge qui e pensa "che vecchio del cazzo". Ma io sono felice di essere me stesso, di bastare finalmente a me stesso e di accettarmi per ciò che sono: un uomo diverso da tutti con un po' di pregi ed un po' di difetti come tutti. Ora posso avere desideri piccoli rapportati ad una scala mondiale, e grandi ma realizzabili rapportati a me. Non ho più bisogno di vagheggiare di esistenze brillantemente famose per sentirmi pesante, per darmi un'esistenza.



Ora io sono io, e questo mi basta.


giovedì 16 settembre 2010

martedì 13 luglio 2010

Tu


Ma di cose belle ce ne sono tante altre.
E poi ci sei tu. La più bella.
Tu


E lui che fa?


- Ci sono cose belle.
- Eh, indiscutibilmente. Ma che c'entra?
- Niente, però ci sono e mi viene in mente, a volte.
- Perché adesso?
- Prendi quello lì, il portiere.
- Eh
- Sta insieme a quella cronista sportiva là - che bella che è - e lei lo intervista dopo che lui ha vinto il mondiale.
- Bè?
- Lui ad un certo punto cede all'emozione e la bacia, così, davanti alle telecamere. La bacia e va via tutto emozionato.
- E per te è una di quelle cose belle che dicevi, questa?
- Sì.
- Boh, io pensavo alle cose belle per davvero: un dipinto, un monumento, un paesaggio mozzafiato. Cose così; pensavo intendessi cose che levano il fiato.
- Appunto.
- Ma dai, il portiere della Spagna che bacia la sua ragazza davanti a milioni di tifosi sciamannati è una cosa bella secondo te?
- Tu l'hai visto il filmato?
- No.
- Guardalo, poi dimmi.



- Eh, e bè?
- Bè? Dimmi tu cosa vedi.
- E cosa vedo, vedo 'sto tipo emozionato, lei pure ed anche un po' imbarazzata, ma pure complice, e che lui la bacia.
- E lui com'è?
- Come com'è? Te l'ho detto, emozionato.
- Emozionato sì, ma di cosa? Emozionato non vuol dire una ceppa, vuol solo dire preda di un'emozione. Quale emozione?
- Commozione!
- E ancora! Forza che puoi fare di meglio, commozione sì, ma una commozione che nasce da...?
- Oh ma che palle! Sarà felice, no?! Sarà contento, diavolo, ha vinto il mondiale! Felicità, contentezza, soddisfazione, gioia, cos'altro devo dire??
- Niente.
- Oh, niente? Ma che, ti sei offeso?
- No no, è che ci sei arrivato, alla cosa bella.
- Cosa? Come ci sono arrivato, dove?
- Alla gioia: la cosa bella è la gioia. vedere una persona piena di gioia, ecco. Piena di gioia: non è una cosa meravigliosa?
- Bah, dici?
- Io dico di sì.
 


lunedì 5 luglio 2010

La corsa


Corro seduto su un cavallo nero lucido, corro sull'asfalto grigio puzzolente, corro inseguendo scarichi bollenti, corro scartando imbecilli e deficienti. Corro nel pomeriggio denso e umido, corro solcando una pianura stanca, corro saltando su di un fiume che ansima, corro inseguendo le mie voglie.



Ma mentre il vento mi urla nel casco e l'aria mi colpisce il petto, mentre le vibrazioni mi salgono alle spalle e dagli scarichi escono urla e gas combusti, capita di perforare bolle lente dove il tempo si dilata ed espande, dove i rumori si quietano e la visione si appunta...




  • ...su miliardi di girasoli che mi guardano sornioni;


  • ...su quattro lavoranti di colore che raccolgono pomodori da un campo di terra bruna;


  • ...su un airone che con grandi ali lente scala strati di cielo e si issa sopra la mia testa;


  • ...su cavalli bianchi e beije che scalpitano e trottano in un recinto di legno chiaro.



Corro veloce quanto posso per staccare anche questa settimana, per passare un ad uno questi antagonisti a gruppi di cinque, lasciarmi dietro Lunedì e Martedì, accelerare oltre Mercoledì e Giovedì, e raggiungere Venerdì e poi rimettermi al passo entrando in una di quelle belle bolle lente, lucide e cariche di voglie, dove c'è una voce che squilla dal citofono "evviva" e mi apre la porta. E lì dietro, quando la luce bianca mi inonda, trovo Lei e me stesso e tante cose tutte belle.


lunedì 17 maggio 2010

E dopo tanto incazzarsi...


...alla fine volti una pagina e ci trovi minigrilli e beati sguardi beoti.



Allora sorrido, fumo una sigaretta e penso che voglia di essere là. E ricordando il post qui sotto, rivedendo il parcheggio del Centro Nova immerso in quel magnifico tramonto, mentre io fotogravavo l'orizzonte e la gente, stupita, guardava me anziché ammirare, estasiata, il cielo... so che c'è quella persona che, lì vicino a me, avrebbe guardato il cielo invece dell'asfalto. E saremmo stati d'accordo che spesso, non sempre ma spesso, il mondo è davvero un bellissimo posto.


Statistiche


Dicono sia il maggio più piovoso degli ultimi 50 anni; consapevoli di questa incredibile fortuna, potremo dire ai nipotini io c'ero: che culo. Nel frattempo viviamo 3-4 giorni di meteo-sollievo in cui la stagione riacquista un po' della sua giusta fisionomia. Ieri, domenica, il cielo è andato ripulendosi fino a diventare azzurro e limpido, macchiato qua e là da nubi bianche e morbide. Il bosco sopra la falesia di Ceredo aveva il rigoglio di una giungla tropicale e di questa ne esalava l'ansito umido ma, arrivati sotto la parete, la brezza continua spazzava via gli aliti densi e mostrava una visuale lunga e profonda fino in fondo alla valle, oltre la quale si scorgeva chiaramente Verona. E' stato bello, è stato rasserenante, è stato semplicemente calmo, quieto, silenzioso e ricostituente. Arrampicare, godere del movimento, vivere la paura di volare, incontrare un nido perfetto con il suo uovo picchiettato di rosso, scorgere i gheppi alti nel cielo, sorridere alle persone che ami e a pochi, scelti, amici, soffiare via dalle mani nuvolette di magnesite e sgranocchiare una mela croccante seduti sul limitare di una piccola grotta; ed anche osservare i minuscoli grilli verde chiaro, scoprire gli iris maestosi e nuovi, sperare con meraviglia di scorgere il formicaleone in fondo al suo imbuto, trovarsi seduti sul bordo del precipizio e sognare in silenzio di spiccare il volo su un vuoto verde e maestoso che risuona di richiami.



Al baretto di Alcenago, in attesa del succulento, fragrante panino, sfilavano giovanotti da bar in modalità "spritz e tifo calcistico". Ragazzi che ogni domenica suppongo lì dal pre-pranzo al dopo-cena e che ieri si lanciavano continui sfottò e/o inneggiamenti all'Inter campione d'Italia. E così ricordo i mondiali del 2006 e la gioia per la vittoria. E ricordo anche la frenesia del giorno dopo nel parlarne e leggerne e poi quel senso di vuoto, leggero ma persistente, che mi prese. Non seghe mentali, né ragionamenti sulla vacuità di questi effimeri ed esteriori interessi ed impegni (queste sì, cazzate da masturbosofìa). No, solo un semplice "ma a me cosa me ne viene?". Ed il senso è: che cosa ci guadagno io? Ho imparato qualcosa? Sono diventato una persona diversa? Sono in qualche modo evoluto o cambiato? Ho vinto, io, o conquistato, io, qualcosa? Non dico che in ogni attività che svolgiamo, soprattutto ludica come il tifare una quadra (ludica dovrebbe esserlo, ma la realtà è spesso diversa almeno in Italia), vi debba essere un qualche processo di crescita: che palle queste visioni costruttive allo stremo di ogni singolo attimo dell'esistenza. Però, cazzo, quanto mi può durare e sostenere e accompagnare la gioia per qualcosa che ha fatto qualcun'altro? La compartecipazione al trionfo di una squadra è la gioia di uno spettatore. Ma la gioia di essere attore di qualcosa, fosse anche il proprio sabato pomeriggio, è di ben altra portata. O almeno dovrebbe esserlo. Io mi chiedo perché la gente tenda sempre a mettersi in ruolo da comprimario passivo pure nel ristretto contesto della propria esistenza.



Di qui un'altra osservazione: perché mai i centri commerciali sono murati di sabato e, quando aperti, anche di domenica? Non scherziamo, l'afflusso non è dato da famiglie che non hanno altra finestra di possibilità per andare a fare la spesa o a fare acquisiti. Il centro commerciale è come il pranzo dai suoceri o il GP della domenica: sono la nonscelta più comune e diretta e facilmente accettabile, tra facce stralunate e sbadigli di noia, che si possa fare. Ma questo ci rincoglionisce e atrofizza i sensi, che diventano impermeabili agli stimoli di ogni altro genere. E così mi trovo nel parcheggio del centro commerciale di giovedì sera, dopo aver fatto la spesa alle 20, a rimirare un tramonto che incendia di oro e smalta di turchese un cielo di Caravaggio. Mi siedo su un fittone e poggio la spesa, mi arrotolo una sigaretta e apro la busta di rotelle di liquirizia, e osservo la grandiosità ed il tripudio di colori che lento mi ruota intorno, col desiderio di mostrarlo a V, condividerlo e insieme tuffarci in esso, e scorgo coppie che a testa bassa scappano alla macchina discutendo sul prezzo delle mele.



Cristo, vi guardate mai intorno? Siete brutti come è brutto chi non è più capace di scorgere la bellezza.


lunedì 10 maggio 2010

Mi piace


Mi piace il volo delle anatre, un po' goffo e faticoso, perché lo vedi che hanno proprio voglia di star lassù ed andare in posti belli. Mi piace il gheppio immobile su un palo, fiero, nobile e compunto, e ti dici "che figo guarda come scruta, domina e attende", e magari lui se la sta solo dormendo della grossa. Mi piacciono le pecore sull'argine del fiume, ed il pastore seduto tra i suoi cani, il grido di gioia di V quando le vede e me le indica. E mi piacciono le muraglie di papaveri e ranuncoli sulla tangenziale di Verona, ed i campi rossi e morbidi sparsi per le campagne.



Ci sono un miliardo di cose piccole, semplici e bellissime che quasi nessuno vede, ma è perché in media siete proprio dei grandissimi imbecilli, così anestetizzati e rincoglioniti che avete bisogno di cattivi ma grandi esempi per sapere cosa vi debba piacere.


martedì 13 aprile 2010

Un ottimo consiglio


"...pensa in modo semplice"



Alla fine aveva ragione, ma alla fine. Ed è solo dopo che ci siamo resi conto che la soluzione era davvero semplice. La cosa strana, assurda, odiosa, è che per arrivare a generare il primo pensiero semplice non siamo riusciti a fare altro che vagliare elucubrazioni sempre più complesse fino a sfrondare ogni ipotesi anche solo lontanamente probabile.



Mi va bene così, per questa volta, visto che si trattava del perché il maledetto mailserver non recapitava un certo messaggio specifico. Ma non riesco a ignorare come questa incapacità di pensiero semplice, efficace e genuinamente lineare ci sia di orpello in contesti ben più importanti che questo.



Beninteso che se porto qui questi ragionamenti che sono di interesse pressoché nullo pure per me, significa proprio che non ho più alcuna voglia di portare avanti questo blog. O quasi. E perché? Boh.


giovedì 18 marzo 2010

Nel sole


Cammini sulla spiaggia, alla tua destra l'oceano ti lambisce languido i piedi nudi; alla sinistra le palme si piegano verso l'orizzonte, grandi foglie che agitano ombre sui coralli, frantumano il cielo in schegge turchesi. Affondi la punta del piede nella sabbia bianchissima, lo ritrai e sorridi al tatuaggio imperlato di corallo, poi scalci un ventaglio di riflessi. Sollevi il vestito tenendolo ai fianchi e immergi le gambe nel mare tiepido, sollevi spruzzi d'acqua limpida e rabbrividisci ad ogni goccia che ti ricade su spalle, viso e braccia nude.



Riprendi il cammino mentre il vento ti lascia sulle gambe il morso della salsedine, come un brivido che ti risale dentro incendiadoti di sete. Continui fino alla vecchia baracca di legno stinto dove un uomo, appoggiato al bancone, ti segue da tempo coi suoi occhi chiari. Ti fermi e sorridi, e ti siedi con i gomiti poggiati al bancone, gli occhi al riparo dell'ombra e la schiena massaggiata dai palmi caldi del sole. Non passa una parola e scorrono lenti lunghi pensieri. Non chiedi nulla e sollevi riflessi vibranti di colorati desideri. Non c'è risposta, ma mani che tagliano lime in cubetti e ne pestano l'aroma verde sul fondo di un bicchiere, lo miscelano al bacio denso dello zucchero e riempiono di ghiaccio; poi pestano ancora e versano vodka da una bottiglia bianca di gelo, mescolano  e aggiustano, e infine ti porgono un bicchiere bianco e verde, decorato da una fetta di lime che pare un sole di marzo e da un rametto di menta fresca come un respiro gentile. Non dici nulla e prendi il bicchiere, non dice nulla e ti sorride. Bevi a occhi chiusi, bevi il liquido ed il sole, il cielo e l'azzurro, e ti colori di verde, di oro, di caldo e di mare. Lui ti guarda con il mento poggiato sulle mani, i gomiti poggiati sul bancone, mentre spreme un lime tra le labbra e odora la scorza lucida e umida.



Non una parola passa tra di voi.
E nel silenzio vi raccontate mille progetti.



Camminate sulla spiaggia, alla vostra destra l'oceano scivola a lambirvi i piedi nudi, alla vostra sinistra le palme si piegano verso l'orizzonte. In mezzo voi due, che vi tenete per mano sollevando ventagli di pensieri candidi, abbacinanti come coralli.


mercoledì 3 febbraio 2010

Lo senti?

Dicano quello che vogliono, prevedano l'imprevedibile ed ignorino il visibile, facciano un po' come cazzo gli pare insomma. Seppure solo un'avvisaglia, seppure solo un minuto anticipo, seppure solo un breve respiro che subito verrà risucchiato...

...si sente la primavera nell'aria. Ed è magnifica quest'aria tiepida che galleggia sotto il cielo azzurro; la luce che sembra non tramonti mai ed il contrasto con la neve che ancora copre i campi. Ieri notte c'era odore di pulito in strada, e oggi quasi si sentono piante, fiori ed animali che iniziano a destarsi e sgranchirsi.

Anche qui è Pandora.

venerdì 22 gennaio 2010

Chi...

Ho una cicca accesa che è un punto di luce rossa dentro questo venerdì di luce grigia;

ho un pullover blu che è un quadrato di cielo azzurro dentro questo ufficio di troppi muri;

ho occhi verdi che guardano la primavera da dentro questo inverno lungo e fradicio.


Ho una musica che lenta mi danza intorno e avvolge, che mi solleva e trasporta lontano;

ho mani fredde e dita consumate alle quali appendo gesti che mi ritagliano i contorni;

ho un panama grigio-azzurro sotto il quale cammino per città nuove respirando forte.


Ho due monete in tasca mentre un ragazzo di colore colorato di mille colori mi si avvicina;

ho un'innata propensione a tirare diritto e dire no grazie mentre affretto il passo e fuggo;

ho un sacco di tempo e nessun vero motivo per tirare diritto e affrettare il passo fuggendo.


Ho due monete di meno in tasca e non ho un elefantino di legno perché non mi serve;

ho una sensazione vuota e bella come se la pesantezza di qualcosa di grigio fosse scivolata via;

ho un ragazzo di colore che mi stringe la mano e dice hey amico, tu sei amico, io non dimentico.


Per chi ha un piede rotto da una settimana e già non ne può più dell'inattività;

per chi si racconta cazzate su cazzate a nascondere l'odio che ha per se stesso;

per chi cammina dentro il mondo convinto di dover solo tirare diritto fino al traguardo;

per chi firma per un nuovo appartamento tremando di timore fremendo di eccitazione;

per chi ha infine rinunciato ad inseguire i suoi sogni ed i sogni li ha trovati già tutti lì;

per chi sa di essere un amico anche se non sa dove io sia o se mai ci rivedremo;

per chi sognava e diceva di partire ed è rimasto qui scoprendosi comunque nuovo;

per chi smette di patrocinare le proprie idee perché gli basta avere le proprie...


...na-nna na na na na na -nna naaa... ma il cielo è seeeeempre più blu