giovedì 24 settembre 2009

Il teorema dei cerchi concentrici

C'è chi si dispera e langue nella depressione per il suo evidente status di eroe che non ha battaglie da combattere o che risulta perdente in quelle che combatte. C'è chi si dispera alla ricerca del pulpito più alto dal quale rifulgere più di chiunque altro. C'è chi si dispera perché l'universo lo scaglia talvolta in alto ma più spesso laggiù in basso. In definitiva, c'è chi si dispera perché intorno a sé non ha nulla che gli confermi costantemente l'attenzione ed il valore meritati e vitali.


Il teorema dei cerchi concentrici dice che, posti noi stessi come elemento zero di una gigantesca serie di potenze incrementali del 2 che definiscono il grado di conoscenza/parentela/affettività nei nostri riguardi, possiamo/dobbiamo trarre soddisfazione in misura inversamente proporzionale al crescere dell'esponente.


Chemminchia significa?

Che al primo livello, 2 ^ 0 = 1, c'è una persona che è massimamente capace di riconoscerci soddisfazione: noi stessi. Al secondo livello, 2 ^ 1 = 2, avremo un paio di persone capaci di riconoscerci soddisfazione in misura comunque molo inferiore al livello precedente: i nostri genitori? I figli? L'amante? Fate voi. Al livello successivo, 2 ^ 2 = 4 saranno 4 le persone capaci di darci soddisfazione, ma in misura ancora ben minore rispetto al livello precedente: amante e nipoti? Gli amici stretti? Fate voi.


La conclusione è che per vivere una vita serena, felice e, in definitiva, essere soddisfatti, o siamo noi stessi a gettarne e reggerne le basi, oppure saremo sempre in balia dell'effimera, instabile, ingovernabile e sempre più lontana capacità di qualcun'altro di dettarci il grado di felicità.


Ergo, cari eroi sconfitti e geni incompresi, temo siate voi i peggiori nemici di voi stessi, i peggiori detrattori delle vostre qualità.

mercoledì 23 settembre 2009

Come lo vedessi...

Incontro internazionale sul clima; parleranno Obama, Ahmadinejad, Sarkozy, e molti altri. E pure Berlusconi. Impettito sul palchetto, armato del suo doppiopetto antimissile. Intervento incisivo il suo, incisivo e breve anzi brevissimo anzi una sola frase anzi un solo grido:


'cchiù pilu pi' ttutti!

martedì 22 settembre 2009

Eroi!

Basta basta basta basta basta basta basta basta basta basta basta basta basta basta basta basta basta basta basta basta basta basta basta basta basta basta basta basta basta basta basta basta basta basta basta basta basta basta basta basta basta basta basta basta basta basta basta basta basta basta basta basta basta basta basta basta basta basta basta basta basta basta basta basta basta basta basta basta basta basta basta basta basta basta basta basta basta basta basta basta basta basta basta basta basta basta basta basta basta basta basta basta basta basta basta basta basta basta basta basta basta basta basta basta basta basta basta basta basta basta basta basta basta bastaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa


Scegli di fare il soldato, di lasciare moglie e figlio a casa per mesi così da seguire i tuoi sogni, scegli di essere volontario in missioni estere, muori facendo il tuo mestiere e sei un eroe. Funerali di stato, bandiere a mezz'asta, commozione pubblica e frecce tricolori in cielo; l'esercito e mille fondi di origine diversa sosterranno la tua famiglia oltre a ricoprirla di onore e chissà cos'altro.


Non hai mai avuto soldi per studiare, non hai mai avuto altra scelta che fare l'operaio, lavori ogni giorno che Dio manda in terra per mantenere, accudire e stare vicino a tua moglie e i tuoi figli, muori perché ti cade addosso una trave da 15 tonnellate assicurata con catene corrose, e sei un povero stronzo che finisce nella statistica delle morti bianche. Al tuo funerale i parenti e qualche amico, manciate di terra su una bara che sia costata poco, e la minima per tua moglie e per tuo figlio che tireranno avanti nel buco di culo del dimenticatoio d'Italia.


Dove sono gli eroi, dove?

Italiani popolo di teste di cazzo che osannano la pietanza che mangiano e spandono manate di merda sul piatto del vicino additando lo scempio del commensale che mastica a bocca aperta.

 

giovedì 17 settembre 2009

Ciao

Mentre la giornata si piega come un fazzoletto azzurro dentro e blu come il crepuscolo fuori, io ascolto Bruce Springsteen e lavoro lento e placido, che mi piace il giovedì tirare tardi, mi riesce facile il giovedì lavorare a lungo, perché tanto domani lezio brevis, scappo presto che mi si apre il weekend.

E invece mi si apre una pagina qui vicino, dove leggo di un cane che è ilcaneuischi, e me lo vedo ilcaneuischi che zampetta e trotterella affianco al piccolo padrone cercandone gli occhi; tutto è così vivido che non riesco a non piangere. E il senso enorme di ingiustizia che provo si confonde nei miei pensieri e in essi genera la voglia di compierne o chiederne altre.

20090917-FallLa variabilità è una delle essenze - secondo me - del piacere; non credo sarei felice in un idilliaco clima a 25° costanti fatto di giornate spesso identiche, seppure belle e limpide. Chissà, magari anche sì in effetti, e comunque meglio 365 giorni all'anno con 28° ed il cielo limpido che una sequenza ininterrotta di cieli plumbei, venti gelidi, e piogge violente.

Comunque... dopo averla attesa per mesi l'estate è arrivata, ha fatto il suo giusto e caldo corso, e ora pare ritrarsi. Ed in effetti nel weekend passato non è che mi dispiacesse proiettarmi verso l'autunno, pensare alla sensazione di calda intimità e morbida interiorità portata dalle giornate brevi, dalle temperature che scendono, dall'apparire sui banchi dei mercati di castagne, uva fragola, mandarini e patate americane.

E poi, innegabilmente, si può scorgere il bello in quasi ogni paesaggio che abbiamo davanti, anche da un'autostrada nel primissimo mattino. E così, anche perché tanto non servirebbe a nulla opporsi, mi sento di dare il benvenuto all'autunno.


Con tutto che: all'autunno non gliene frega nulla del mio benvenuto; oggi splende il sole ed il cielo è azzurro, ed io mi sento galvanizzato. Anche perché il weekend si avvicinaaaaaaaaaaaaaa...!

mercoledì 16 settembre 2009

Italia

A Bologna la comunità degli arrampicatori è abbastanza nutrita ma può contare su un solo sito di arrampicata, sui colli e a 20 km dalla città. Per noie coi proprietari dei terreni, con la Provincia nella definizione di una riserva naturale, con il comune referente in merito alla responsabilità civile di eventuali incidenti, è da 4 mesi che il sito di arrampicata è chiuso con ordinanza del sindaco.

Ieri alle 21 in comune c'era l'incontro con l'assessore competente, il geologo incaricato della perizia teoricamente alla base della chiusura, il responsabile del CAI di Bologna. Era importante essere in tanti e dimostrare l'importanza sociale del fenomeno arrampicata. Eravamo in 120, stipati in una sala da 60, e l'assessore se ne è meravigliato parecchio. Ciò che non ha meravigliato è stato che il geologo abbia disertato (le motivazioni addotte sono ben poco chiare) e che abbiano disertato molti dei più forti arrampicatori bolognesi, ragazzi che da 20 anni (o 10 o 5 o 15 o quel che è) si ritrovano a Badolo nei pomeriggi infrasettimanali di primavera ed estate, e nei weekend id bel tempo durante tutto l'anno. Poi costoro, dopo mesi di invettive contro il comune e proclami di organizzare rivoluzioni armate, stamattina chiedono un riassunto dell'incontro di ieri.


Ecco perché funzioniamo poco: perché parliamo e strepitiamo e accusiamo, ma quando c'è da spendere 3 ore fuori dalle attività quotidiane di una normale serata (guardare la TV, bere in centro, scaccolarsi a ciclo continuo, etc), gli interessati si fanno di fumo.

martedì 15 settembre 2009

Strano

Per anni si covano pensieri ciclici e ricorrenti che finiscono per consolidarsi in certezze, dogmi, sclerotizzazioni. Poi capita qualcosa dentro e fuori di te, capita lento e leggero, e ti rendi conto di essere cambiato quando sei già diverso, quando per scherzo prima, e cedendo con gioia poi, hai vinto su te stesso e ti sei lasciato libero.

E fai progetti che hanno parole, colori e suoni che mai avresti potuto pensare prima. Che bello.

Fall

Mentre scrivo dell'autunno che è ormai arrivato, le nuvole in cielo si spostano, come fazzoletti sgomberati in un gesto da un tavolo che è ora azzurro e limpido. E così non ho più niente da scrivere [dell'autunno]. Vabbè.