C'è chi si dispera e langue nella depressione per il suo evidente status di eroe che non ha battaglie da combattere o che risulta perdente in quelle che combatte. C'è chi si dispera alla ricerca del pulpito più alto dal quale rifulgere più di chiunque altro. C'è chi si dispera perché l'universo lo scaglia talvolta in alto ma più spesso laggiù in basso. In definitiva, c'è chi si dispera perché intorno a sé non ha nulla che gli confermi costantemente l'attenzione ed il valore meritati e vitali.
Il teorema dei cerchi concentrici dice che, posti noi stessi come elemento zero di una gigantesca serie di potenze incrementali del 2 che definiscono il grado di conoscenza/parentela/affettività nei nostri riguardi, possiamo/dobbiamo trarre soddisfazione in misura inversamente proporzionale al crescere dell'esponente.
Chemminchia significa?
Che al primo livello, 2 ^ 0 = 1, c'è una persona che è massimamente capace di riconoscerci soddisfazione: noi stessi. Al secondo livello, 2 ^ 1 = 2, avremo un paio di persone capaci di riconoscerci soddisfazione in misura comunque molo inferiore al livello precedente: i nostri genitori? I figli? L'amante? Fate voi. Al livello successivo, 2 ^ 2 = 4 saranno 4 le persone capaci di darci soddisfazione, ma in misura ancora ben minore rispetto al livello precedente: amante e nipoti? Gli amici stretti? Fate voi.
La conclusione è che per vivere una vita serena, felice e, in definitiva, essere soddisfatti, o siamo noi stessi a gettarne e reggerne le basi, oppure saremo sempre in balia dell'effimera, instabile, ingovernabile e sempre più lontana capacità di qualcun'altro di dettarci il grado di felicità.
Ergo, cari eroi sconfitti e geni incompresi, temo siate voi i peggiori nemici di voi stessi, i peggiori detrattori delle vostre qualità.