Prima di andare al lavoro sono passato a comprar biscotti e chicche al supermercato. Alle nove del mattino me l'aspettavo quasi vuoto e invece era un turbinare instabile, frenetico, iperattivo e un po' imbarazzato di anziani e vecchi. [La differenza tra le due parole poi? L'anziano è un vecchio ancora ben conservato, credo, uno di quei vecchi che si ingentiliscono e rimpiccioliscono, con l'età, o almeno così lo sento io].
Anziane ancora floride e rubizze accompagnate da giovani nuore, vecchiotti dal passo meticoloso e fragile, cauto su ossa deboli; e ancora coppiette curve che senza guardarsi hanno 50 anni di esperienza per trovarsi le mani, le dita ed i gesti a memoria.
In fila alla cassa ci sono io con le mie 4 cose e aspetto la coppia che chiacchiera con la cassiera mentre lei passa olio e petti di pollo, minestre e mele, pane e affettati, una bottiglia di vino del consorzio e due videocassette da 120 minuti. Subito davanti a me un signore piccolo in un giaccone enorme di pelle lucida, con la sua acqua nel carrello ed i pasticcini coop in un vassoio dorato e plasticato. [Non vedo mai prodotti igienici nella loro spesa, e forse si sono adattati a spargere la propria vita su un nastro trasportatore, ma non abbastanza da stendere sotto gli occhi di tutti un'intimità che ai loro tempi sapevano difendere].
La coppia prepara le buste con dovizia e attenzione, lui è l'uomo ed è lui che sposta - sembra casualmente - qualcuno dei prodotti che lei infila dentro. Lo prende, lo guarda, scuote un po' la testa e gli cambia posizione di una virgola, o gli cambia sacchetto. E si riappropria davanti agli occhi di un mondo indifferente e scoglionato come il mio, della sua dignità di uomo, quella dignità che la vecchiaia gli ha confuso nei lineamenti rendendoli quelli di un vecchio.
Tocca quasi a me e aspetto il piccolo signore che a richiesta apre un portacarte (vedo la tessera esselunga e quella coop, ci immagino quella del cicolo arci e della biblioteca, chissà) e lento, che le dita sono grosse e un po' tremano, lascia la carta coop nelle mani della cassiera che la passa e con un sorriso la restituisce. Lui la ripone, guarda il portacarte, lo chiude e nasconde in profondità dentro il giaccone. Poi chiede alla cassiera un subtotale, ma non usa questa parola, bensì una lunga perifrasi e mentre la snocciola, impacciato, arrossisce fino alla radice dei radi capelli bianchi. Lei gli spiega non so cosa e lui la guarda, sorride imbarazzato, la guarda e vi si perde. Perché il mondo che ha davanti ora parla a lui e lui deve dar segno di capire, di non rimanere indietro. La mia insofferenza di 35enne che deve fare in fretta raggiunge l'apice, e si sgonfia.
Ricordo mio nonno piccolo e fragile, le battaglie con mia nonna, le litigate con mio padre. Ricordo quando mi portava ai giardini e metteva il mio Libeccio filoguidato nella pozza. Quando è morto non ho pianto, ma negli ultimi mesi della sua vita era piccolisismo e ormai lontano, chiuso in una casa di riposo. Una gru in metallo blu lo issava tra cinghie di gomma e calava nel letto. Andavo con mio padre a trovarlo, lui non capiva, mio padre lo abbracciava e piangeva, come me adesso mentre Joan Baez canta, come me allora, una sola volta, e non sapevo nemmeno perché.
...
Dappertutto dicono che i vecchi vanno rispettati e io ho sempre sbuffato. E ora che sono a metà strada la paura e la solitudine di questo ufficio mi fanno capire qualcosa. Sono anni quanti non ne ho vissuti quelli che hanno riempito quei corpi ora fragili e un po' tremanti. Ci sono guerre ed esperienze, vittorie e sconfitte, amori e sogni infranti, ideali e aspirazioni realizzate, e poi il subentrare della maturità che ad un certo punto è diventata l'età adulta, l'età dell'anziano, la vecchiaia.
Ricordo mio nonno legato a quel paranco orribile e lo ricordo mangiare fette biscottate con marmellata di prugne, nel caffelatte. Ho sempre pensato ai vecchi come vecchi e basta, e solo ora inizio ogni tanto a capire che sono stati pieni quanto me ora di emozioni vitali. Di mio nonno ricordo un involucro spento e non so nulla dei palazzi nei quali ha dipinto, dei sogni che i suoi quadri hanno realizzato, dell'amore che ha provato stringendo mia nonna sotto i bombardamenti.
Fragili se ne vanno. Fare la spesa è un impegno importante perché li ricollega al mondo e li rende nuovamente degni di dignità. Ed io sono qui che non sbuffo più, e mi chiedo solo se avrò abbastanza vita da riempire un corpo pur piccolo e fragile, tra 40 anni.