- Sali? -
- Sì -
- Bene, allora andiamo -
- Sì, andiamo via -
Ed ora capisco chi sono, e nel capirlo comprendo chi sia lui. Lo guardo salire, chiudere la portiera, accomodarsi. Si toglie la sciarpa, si toglie il berretto e lo getta sul cruscotto, allaccia la cintura e rilassa il corpo sfiatando, svuotandosi. Con una mano tengo il volante, con l'altra aggiusto lo specchietto, gocce pesanti si tuffano sul parabrezza ed esplodono in minuscole lacrime. Schiaccio PLAY, Crossroads esce ruvida come sempre e come sempre mi stacca da qui e mi porta via. Pigio l'acceleratore e mi tiro sotto le ruote l'asfalto lucido come una pista di ghiaccio. Mi guarda, sorride, fissa gli occhi nell'orizzonte squassato e una lacrima gli scende lungo la guancia, bagnata come questa pioggia che esplode contro il vento ma lenta, più lenta, che scende piano e rotola facendosi strada su rughe che non avevo mai visto, tra la barba ispida, vincendo i lineamenti fino a sfiorare le labbra. Con la lingua la asporta e la beve e con il mento indica avanti: "vai". Lo guardo, lo vedo più vecchio e più stanco, esausto e straziato, svuotato e pronto a riempirsi di ciò che arriverà; sereno, quasi.
- Non sapevo che fossi tu - mi dice.
- Non lo sapevo nemmeno io fino ad ora -
- Già -
- Perché mi chiedo, e dove -
- Perché ne avevo bisogno, e anche tu. Dove non lo so. Ha importanza? -
- Sì, ma ce ne sono tanti di dove -
- Troppi? -
- No, ma tanti -
Lo guardo, mi guardo, annuisco mentre questo motore che si è scaldato nei tempi giusti ora vibra elastico e reattivo, le ruote che si aggrappano all'asfalto bagnato, l'acqua che forma creste e risacche minuscole che vorticano intorno agli specchietti, nei vuoti d'aria delle turbolenze.
- Tipo da dove, tipo verso dove, no? -
- L'ultimo, soprattutto -
Non sappiamo dove stiamo andando ma ci andremo insieme. Un tempo avevo una ragazza, e a quel tempo ero una merda. Poi finì e finì l'amore che era stato zitto dentro di me, che era esploso dopo che eravamo esplosi: finì. E nel dolore della fine c'era solo la fine, che fagocitava tutto. D'improvviso ogni fonte di ricordi piacevoli diventava la mia dannazione. Per anni non ho più ascoltato Springsteen e i Cranberries. E ce n'era un'altra e dopo di quella ho continuato a guardare con le lacrime agli occhi fotografie che mi avrebbero dovuto rendere felice, perché erano buchi quadrati su un passato puntuale, su istanti che erano stati felici.
- Adesso che ci siamo ritrovati cosa facciamo? -
- Non lo so, ma ho un'idea -
- Tipo quale? -
- Tipo smetterla -
- Di fare cosa? -
- Di soffrire come fosse un maledetto lavoro da fare 40 ore a settimana-
Lorenzo e Francesca non stanno più insieme, ed è strano visto che erano la coppia più felice che io avessi mai visto. Quando due persone che hanno camminato sullo stesso sentiero prendono strade diverse non lo si comprende subito. Si pensa che uno dei due stia claudicando, anzi spesso l'uno lo pensa dell'altra. Ci si fascia i piedi e ci si fa forza, si cercano nuove energie sottraendole a quelle necessarie a stare bene. Ci si esaurisce nel tentativo di riprendere a camminare su quel ritmo che veniva così piano e naturale. Quando si capisce che l'andatura è quella di sempre è ormai troppo tardi per trovare quell'incrocio di strade che potrebbe portare di nuovo sullo stesso sentiero i due percorsi. E ci si trova esausti da sforzi inconclusi ed inconcludenti. E' lì che si capisce di aver perduto tutto, troppo.
- Cosa intendi? -
- Che quando qualcosa finisce, l'unica cosa che vale la pena fare è tenere il meglio e lasciare andare il peggio, serbare i bei ricordi e limitare l'accatastarne di nuovi e sempre più brutti -
- A dire? -
- A dire che ogni cosa ha un suo tempo, e fatto quello non hanno più senso rimorsi e rimpianti, ma solo ricordi ed esperienze -
- E poi? -
- E poi andiamo, che la strada è pulita e lavata di fresco, il cielo si squarcia di sole ed io, che sono te, sono pronto a camminare sulla mia strada. E tu, che sei me, sei pronto allo stesso -
- Avevamo bisogno di parlarci, io e te, eh? -
- Sì, è da tempo che non lo facevamo -
- Guarda là, che bello che è...
Questo è il mio canto, evocato da Crossroads, dal non capirmi e non parlarmi, da fette di tacchino mangiate in macchina in un parcheggio, da una casa che non ho e da un tempo che mi scivola via. Questo è il mio canto per Lorenzo e Francesca che non stanno più insieme, questo è il mio canto per me e per nessun altro.