mercoledì 23 dicembre 2009
Non c'è niente da fare
Non c'è niente da fare.
Ascolto le conversazioni dei colleghi, le ragioni di ragionevoli padri di famiglia e le motivazioni di motivati lavoratori; partecipo in silenzio, appoggiato alla macchinetta del caffé, a una qualunque delle innumerevoli convention qualunquiste e poco prima che tutti si trovino d'accordo, scuotano la testa e si rifugino davanti ai loro monitor, io fuggo senza una parola e vado alla finestra del mio ufficio.
Da lì guardo fuori, poi apro la finestra e mi lascio invadere dal gelo, spezzetto tre pannocchie del Mulino Bianco e le getto nel vialetto.
Non c'è niente da fare: non me ne frega proprio niente di tutto quello di giusto e sensato che sento dire; la neve? Che venga e sia tanta. Il Natale? Che sia pieno di lucette che sfavillano, càrole che tintinnano, e carte colorate che avvolgono pacchetti. Il freddo? Che sia intenso e affilato.
Un pettirosso saltella sulla neve indurita dal ghiaccio; becchetta qualcosa con gusto ed interesse. Io sorrido e mi sento fiero ed in pace.
martedì 22 dicembre 2009
Piano e poi comodo
Guido a una velocità tale che il tachimetro non stacca la lancetta dal suo giaciglio lì in basso a sinistra. Guido a una velocità tale che ho la retromarcia inserita eppure vado avanti, ho le ruote ferme eppure vado avanti, giro il volante a destra e sinistra eppure vado avanti. C'è qualcosa di strano in questa sensazione di pattinare a quattrozampe un po' di traverso, qualcosa di strano ma non del tutto spiacevole: un muto fatalismo che brucia l'ennesima sigaretta. Piove, eppure il termometro segna -6°; anche in questo c'è qualcosa di strano, e mentre scivolo e lascio andare la macchina contro i cumuli di neve fresca non posso non notare la bellezza cristallina e vetrosa del panorama, i merletti bianchi e minuziosamente arabescati degli alberi incastonati nel ghiaccio.
In 40 minuti abbiamo fatto 4 chilometri, mentre ridi e parli, dici e smentisci ed io ti vorrei dire, ribadire, raccontare e ribattere che. Che le stagioni sono belle come sono purché siano come devono essere; che la bellezza di questi alberi bianchi non è una bellezza sì ma però ma è proprio una bellezza incondizionata da ammirare in silenzio; che le cene sociali non significano nulla dal momento che sono una concessione strappata malvolentieri all'asocialità dei colleghi di lavoro; che... Ma tanto non capiresti.
Allora guido senza guidare anzi, mi faccio guidare dalla pendenza sperando che in fondo ad ogni discesa vi sia un rettilineo e non una curva, che qui non ci sono guardrail né niente che non siano campi.
E capisco come i soldi ed il lavoro condizionino il nostro essere e sentire.
Che se fossi qui con la persona che vorrei qui, e se la macchina ammaccata non significasse altre rate ed un ulteriore stillicidio economico, a me cosa mi importerebbe mai di lasciarmi andare nei campi, vedere la neve spruzzarmi il parabrezza, sentire il pianale grattare il ghiaccio e strusciare il manto bianco, ed infine fermarmi in questa tundra emiliana?
Niente mi fregherebbe. Anzi no, mi fregherebbe. E riderei e abbraccerei.
Ma poi arriva la strada grande, il ghiaccio quasi scompare, e torno qui a far di conto, poco prima di andare a dormire, un piccolo letargo che mi porti un sonno sereno e comodo ed una primavera di sorrisi.
mercoledì 16 dicembre 2009
Il punto
Ci sono mille punti in cielo, e se li congiungessi con una penna non so proprio cosa disegnerebbero. Ci sono punti dentro calici gialli come oro che salgono e spumano spandendo aromi ed odori.
Ci sono punti oltre i quali non è più possibile ritornare e va bene così, va bene che la responsabilità a volte sia assumersi la responsabilità di non essere responsabili.
Ci sono punti come stelle minute e brillanti che tremolano su colline bianche di neve, e punti ghiacciati che scendono dondolando dal cielo.
Ci sono punti d'incontro nei quali ritrovi i tuoi amici e sai da subito che sono ancora amici, che loro sono loro e tu sei tu e non c'è molto che possa cambiare questa cosa, che la distanza non è lontananza (o era viceversa, non lo so).
Ci sono punti fermi che è bello muovere e spostare per il solo piacere di non avere una verità unica, inamovibile e rivelata.
E ci sono punti che luccicano gialli e rossi su un brutto alberello di Natale simpatico come un micio tiepido che fa le fusa e sbadiglia.
Ci sono punti nei quali tutto si fema ed io, rapito e colpito, ascolto Davide ed Eva e la loro notizia: un piccolo punto di poche settimane che batte di vita e lascia rapiti gli adulti.
Ci sono punti che sono linee e si spostano e continuano e proseguono fin dove non lo sai.
E sono quelli i punti che vorrei usare in ogni mia frase e declinazione, perché pur senza dimensioni e tempo sanno dare un tocco sorridente a tutto lo spazio entro il quale sbocciano.
In una giornata in cui ho abbracciato mio padre, salutato mia sorella, rivisto i miei amici, parlato alla donna che voglio sposare, tutti questi punti sono una bella costellazione che sorge oltre la linea bianca dell'orizzonte. Cosa ci sia al di là... è una magia che sfavilla come bollicine in un calice di champagne.
Ed in più è ormai Natale.
E questo... è sempre un punto a favore di chi lo vuole cogliere.
venerdì 4 dicembre 2009
Maiale freddo
Con salsa tonnata tipo vitello?
Insaccato e stagionato come prosciutto?
Fresco e crudo e parzialmente stagionato come una buona salsiccia passita?
Fatto in polpette e lasciato raffreddare per una bella insalata di patate e fagiolini?
Se penso al maiale freddo sono tante le declinazioni che mi vengono in mente ma:
- considerando che sono vaccinato contro la stagionale e non contro la A;
- che avevo male alle ossa;
- che avevo mal di testa;
- che mi sentivo spossato;
- che mi sentivo stranito;
- che però la temperatura non è mai andata oltre i 36.5°...
...direi che ho preso la suina.
Una suina senza febbre.
Una suina fredda.
Un maiale freddo!