venerdì 24 giugno 2011

Per scrivere bene


Mi serve un temperamatite, una volta ogni tanto, una volta di più di quanto io non creda.
Mi serve un temperamatite per togliermi di dosso una scorza vecchia e ferma, stanca e scura.
Mi serve un temperamatite perché ho bisogno di esporre i miei strati più nuovi e vivi.

Mi serve un temperamatite
Per stringere due dita di roccia sopra il nulla, per stringere una mano calda contro il mio petto.
Per tuffarmi nel vuoto senza paura di cadere, per tuffarmi in un viaggio infinito partenza 6 agosto.
Per arrivare in cima a un muro giallo e grigio, per arrivare oltre me stesso e trovarci noi due.

Mi serve un temperamatite
E lo trovo su una strada sotto il sole dentro il cielo attraverso l’acqua spruzzata sopra un campo.
Lo trovo insieme a parole che non capisco e mi cantano l’odore d’erba salvia e panni stesi.
Lo trovo su quello scoglio mai visto ritratto in una minuscola foto che conservo da tre anni.
Lo trovo quando mi abbracci, prendi spago e forbici, e ripari ai danni della mia stupidità.
Lo trovo quando mi sdraio nel buio e ti ascolto respirare, e allora sorrido anche se la notte sarà agitata

Mi serve un temperamatite per riscrivere parole dette mille volte e dimenticate una di più:
ci vuole costanza, per essere felici.

Mi serve un temperamatite,
e basta aver voglia di cercarlo
per sapere dove trovarlo.

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