venerdì 17 settembre 2010


Volevo fare l'astronauta, un tempo. Poi il pilota di aerei da guerra. Avrei poi voluto essere un grandisismo grecista un po' Indiana Jones, e un ingegnere da MIT e grandi scoperte. Volevo diventare un hacker più famoso di Mitnick, ed ero sicuro che sarei diventato il batterista di un famoso gruppo rock. Volevo essere uno scrittore di fantascienza, di fantasy, di narrativa contemporanea, di qualsiasi cosa.



Di sicuro tralascio molti dei miei sogni, ma sono già abbastanza così. E' dunque particolare che non abbia mai nemmeno provato ad entrare in accademia, che al liceo classico facessi fuga anziché studiare, che all'università mi sia solo iscritto e abbia poi mentito sugli esami per anni vomitando la verità ai miei genitori solo pochi giorni prima della presunta sessione di laurea. E' strano anche che mi sia rotto del computer più in fretta di quanto mi ci sia appassionato, anche se è ancora il mio lavoro, e che non abbia mai avuto voglia di studiare davvero la batteria. Scrivevo abbastanza e cose anche decenti, ma fa effetto che un aspirante scrittore riempia poche centinaia di pagine in una ventina d'anni di sedicenti velleità.



Eppure se mi guardo indietro ho la netta percezione che tutto ciò che ho fatto e non fatto sia la precisa espressione di me in un dato momento, con le mie potenzialità espresse o spesso affogate, con desideri che mi palleggiavo in mano perché erano belli da raccontare ma non così viscerali da provare a realizzarli.



Ora vorrei avere più soldi ma quelli che guadagno sono sufficienti (se solo tappassi qualcuno dei buchi che affliggono le mie bucate mani); vorrei trasferirmi a Padova e mi trasferirò entro un mese, vorrei sposarmi e se troveremo i soldi lo faremo entro la primavera, vorrei cambiare lavoro se questo non mi soddisferà più e se non mi soddisferà più cercherò di cambiare lavoro. Ora voglio una casa che ha un buon odore ed una bella luce, che sa di pane fatto il giovedì e di aperitivi mescolati quasi ogni giorno. Ora voglio una vita che sia la mia e che io possa davvero vivere. Ora voglio una vita normale e che sia serena e soprattutto la voglio con la persona che amo. Il resto si aggiusta, e ciò che proprio non va o lo si cambia o si trova il modo di accettarlo.



Magari qualche ventenne legge qui e pensa "che vecchio del cazzo". Ma io sono felice di essere me stesso, di bastare finalmente a me stesso e di accettarmi per ciò che sono: un uomo diverso da tutti con un po' di pregi ed un po' di difetti come tutti. Ora posso avere desideri piccoli rapportati ad una scala mondiale, e grandi ma realizzabili rapportati a me. Non ho più bisogno di vagheggiare di esistenze brillantemente famose per sentirmi pesante, per darmi un'esistenza.



Ora io sono io, e questo mi basta.


giovedì 16 settembre 2010