- Ne scriverei -
- Di cosa, di questo? -
- Sì -
- E perché? -
- Perché è troppo bello -
- Troppo? -
- Meraviglioso -
- Hai detto troppo bello -
- Ed è vero -
- Ma troppo per cosa? -
- Troppo. Così, per dire -
- No, non così. Perché? -
- Essù, dai -
- No, davvero, pensaci -
- Ok, va bene. Dammi un momento - [...]
- Allora? -
- Hai mai visto Into the wild, il film del tipo che parte da solo per l'Alaska, e alla fine ci muore? -
- Riassunto risicato eh. Ma sì l'ho visto, cosa c'entra? -
- Lui vede tutta questa vita selvaggia, splendente intorno a sé. Una vita libera e vitale, no? -
- Vita vitale? -
- Guarda che non tutta la vita lo è; pensa ai centri commerciali nei pomeriggi di luce -
- Embè? -
- Sono pieni di gente anche la domenica, anche oggi. Pranzo, riposino, centro commerciale... -
- Sì, ma non vedo ancora il nesso tra questo, lo scrivere, il film, tutto -
- Aspetta. Allora, quella per me è vita poco vitale. Vita un po' subita, non del tutto vissuta -
- Magari loro la pensano diversamente, non credi? -
- Sì certo lo immagino bene, e ti dico che è per questo che non mi considero un fanatico -
- Ah -
- No, davvero: ho le mie idee che sento e sostengo, ma non le impongo o estendo al pianeta -
- Sì, capisco, ok. Vai avanti che ancora non vedo... -
- Bè allora, il protagonista vede questa vita incantevole e ci si tuffa, se ne bea, vi si abbandona -
- Sì ricordo: l'alce, la neve, la primavera, il fiume, la patata velenosa, lui che muore... -
- Sì, ecco, lui muore -
- 'azzo, è questo il senso? -
- E dai! Ricordi cosa fa prima di morire, lui che ha vissuto all'insegna dello stare da sé? -
- Da sé ed in mezzo a quel rigoglio magnifico, dici. Comunque no, non mi ricordo -
- Scrive sul libercolo una cosa semplice, terribile, immensa -
- Uh, e cosa? -
- Che la felicità per essere davvero tale deve essere condivisa -
- Ah già, è vero -
- Ecco, torniamo a questo: ai monti ocra pallido, con le loro creste di neve candida e dura che perdono calore ma acquistano intimità mentre la sera scende su questo velluto freddo e netto -
- E di là un l'apparente opposto -
- Già, come l'incendio di un universo, una fiamma che scaldi senza fiamma, un crogiuolo di metalli rari e magici dentro uno stampo di gelida terra già nera di una freddissima notte. Poche stelle minuscole come punte di spillo ed enormi di luce bianchissima -
- Bè, credo siano Venere e Saturno, ma è di sicuro qualcosa di bellissimo: mi ci perderei a guardarlo, son quegli spettacoli così... così eclatanti, ma anche così quieti ed intimi, che...
- Che? -
- ...che vorresti vicino chi ami... -
- Ecco -
- ...a condividerlo -
- Vedi? -
- Oh. Ah -
- Che freddo e che belli i profili dei monti. Una sensazione tiepida dentro e algida fuori, no? -
- Qualcosa di perfetto, così pulito che lo puoi solo vedere e vivere, nemmeno immaginare -
- Ma senti, e lo scrivere poi che c'entra? -
- Che scrivere significa condividere. Con chi legge, chi leggerà, chi solo lo potrebbe fare -
- Sì. Allora capisco -