venerdì 30 marzo 2012

Kobe memento I

Rientrare a casa in una notte di primavera significa un melange di asfalto umido, gelsomini quasi sbocciati, tronchi bagnati di rugiada

Kalahari Campari, sulla pozza dove si abbeverano gli animali, guardando un sole gigantesco calare dietro l'orizzonte remoto. Stringersi sempre più vicini nei richiami della notte sempre più forti.

L'orrore, lo squallore, di una telefonata in radio a mezzanotte di una 26enne, appena scopata dal capoufficio, che racconta via etere con tono gorgogliante e postorgasmico che il ragazzo con cui sta da 10 anni non lo lascia perché poi non si sa mai cosa possa accadere, ma tanto li considera tutti e due dei fidanzati. E comunque nessun problema, perché è brava lei, si concede queste nottate solo sincerandosi che il sodale ufficiale si sia svegliato presto al mattino e abbia avuto una giornata intensa così che alle dieci di sera cada in coma sul divano. E comunque lei sa di poter sembrare cattiva (cattiva dice, perché in radio non si possono usare parole brutte), ma il suo nuovo fidanzatino... le piace così tanto.
Ti meriti che ti venga riservato in un sol colpo, in unica soluzione, la somma del rispetto che stai dimostrando per il cornuto, il cornifero, e te stessa. E poiché qui non siamo in radio te lo dico cara Simona (mi pare fosse Simona): sei una troia, ma più che altro sei una tristissima e piccolissima cosa inutile.
Per inciso, se i generi di attori e comprimari fossero invertiti, il mio giudizio sarebbe identico, le conclusioni le medesime.

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